Schema narrativo e equilibrio interno della novella

 

1. la struttura interna del Decameron

L'organizzazione delle dieci giornate in cui avvengono e si sviluppano le narrazioni è estremamente precisa. Quanto alla individuazione degli elementi strutturali interni, in grado di fare del Decameron un organismo unitario e rispondente ad un preciso disegno, non c'è pieno accordo tra gli studiosi. Di estremo interesse sono i risultati delle ricerche, soprattutto recenti, condotte da prospettive diverse, che finiscono per avvalorare la straordinaria varietà e complessità dell'opera stessa.

 

2. un percorso tanti percorsi

Secondo la tesi di Vittore Branca, che riprende in altra prospettiva l'espressione commedia umana coniata dallo storico e critico letterario Francesco De Sanctis, il Decameron si può definire commedia anche per il fatto che, sullo schema medievale della commedia e sull'esempio di Dante, l'opera prefigura un percorso tematico ascendente di carattere unitario: nella loro disposizione strutturale, le novelle osserverebbero un itinerario che muovendo dalla Prima giornata, in cui dominano il vizio e il peccato, attraverso le azioni ispirate dai tre moventi Fortuna, Amore e Ingegno, giunge all'ultima giornata dove sono la virtù e il bene a trionfare.

In effetti, questo percorso ascensionale è certamente adombrato, ma è necessario aggiungere che molte altre strutture tematiche si possono leggere nell'opera e tante altre simmetrie e asimmetrie sono state evidenziate dalla critica.

Il "saper vivere", come esaltazione delle capacità umane, è per Giovanni Getto il tema centrale e unificante, dato dalle "forme narrative" che accolgono in sé ed armonizzano le varie "forme di vita".

Umberto Bosco individua nel motivo dell'intelligenza il polo centrale attorno al quale tutto si muove e dal quale tutto è mosso, mentre altri indicano come prevalente quello della fortuna (Ferdinando Neri) o ancora il binomio natura-fortuna (la prima come elemento interno agli individui, la seconda esterno) come duplice "motore" narrativo dell'opera (Mario Baratto).

 

3. pluralità di prospettive

Le divergenze confermano un dato fondamentale: la natura vera e il senso profondo dl tutta l'architettura del Decameron non si lasciano racchiudere entro definizioni o schemi rigidi e astratti; una prospettiva non esclude mai l'altra; e, grazie alla sua flessibilità ideologica e alla sua idea di letteratura come forma che "riorganizza" il reale, Boccaccio dimostra la sua abilità nel risolvere la complessità, non solo tematica, nella semplicità, la diversità nell'unità. L'equilibrio e la coerenza dell'opera non dipendono dunque da elementi esterni, organizzativi o concettuali, ma sono il frutto di operazioni e coincidenze tutte interne; non sono conseguenza di un'impostazione sistematica, ma nascono soprattutto dal sovrapporsi e intrecciarsi di analogie e contraddizioni, corrispondenze e diversità tematiche e stilistiche. Né potrebbe essere diversamente, dovendo l'autore ordinare e interpretare un mondo infinitamente vario, mutevole, complesso e contraddittorio.

4. invenzione e regole

Nello schema narrativo di fondo dell'opera e nella struttura interna delle novelle c'è il segno non solo della sapienza creativa dell'autore, ma anche della sua abilità equilibratrice nei confronti della materia narrata.

Il piacere del narrare spinge la brigata dei giovani ad una serie di prove per sperimentare la propria abilità; l'invenzione dei temi non può prescindere, però, dalle regole di comportamento, che si ispirano tutte al codice della cortesia. I giovani narratori scherzano, talora si spingono a un racconto audace e anche lascivo, rivaleggiano in bravura, ma nella loro dimensione "scenica" e nella loro "funzione letteraria" non si coglie nulla di scorretto o di smodato. Ciò dimostra con evidenza la necessità, nello scrittore, di imporre alla struttura dell'opera proporzioni giuste, equilibrate e precise. Se infinite sono le possibilità del narrare, la materia narrativa deve in qualche modo potersi ricondurre sempre a uno schema, dove siano rispettate le parti e i ruoli di ciascun attore. Dall'analisi complessiva del Decameron si ricavano le indicazioni di uno schema-base narrativo, che possiamo così riassumere:

  1. ogni novella viene giustificata in ossequio al tema e al carattere del narratore della novella;

  2. i personaggi delle novelle sono scelti ed accolti secondo i criteri della storicità, della cortesia e dell'intelligenza, oppure degli anti-valori, cioè loro opposti;

  3. i personaggi sono presentati in relazione tra loro: la personalità del protagonista emerge sempre dal rapporto con gli altri personaggi, spesso per antitesi e talora per analogia;

  4. ogni novella è conclusa in modo da permettere ai narratori di incitarsi a ragionare ulteriormente sul tema.

Sono, queste, esigenze del razionalismo di Boccaccio, che si esprimono in tutte le novelle, ma che si evidenziano in misura particolare in una funzione narrativa specifica, quella che Baratto chiama "novella esemplare". Si tratta di una funzione equilibratrice e giustificatrice del racconto, dell'arte del narrare, che è imposta, per la stessa esigenza, anche dalla rubrica o didascalia, cioè dal breve riassunto che l'autore pone in testa ad ogni novella, quasi a chiuderla in un proprio riquadro che, mentre ne indica i limiti, ne fa un esempio ed uno spicchio di una realtà divisa in cento parti e in cento parti trasfigurata, riplasmata, ricostruita.

5. i temi delle novelle

Tutta la materia narrativa delle dieci giornate è disposta, insieme alla cornice, in un grande disegno architettonico. Gli argomenti delle giornate sono ordinati e si possono riassumere, sommariamente, così:

  • Prima giornata: argomenti vari sui vizi dei grandi

  • Seconda giornata: la Fortuna che domina gli individui

  • Terza giornata: la Fortuna dominata dagli individui

  • Quarta e Quinta giornata: le gioie e i dolori dell'amore

  • Sesta giornata: motti arguti ed efficaci

  • Settima e Ottava giornata: ciclo di beffe ingegnose

  • Nona giornata: argomenti di varia natura

  • Decima giornata: esempi di nobili virtù.

Quanto ai vari temi, si può facilmente parlare di blocchi tematici delle novelle, nel senso che i racconti si dipanano e si focalizzano attorno ad un tema principale, quasi a costituire, nella varietà delle situazioni e delle vicende descritte, lo sviluppo più ampio e articolato di una tesi. Nella sostanza, i nuclei tematici più evidenti e significativi sono quelli costruiti attorno ai tre grandi temi della Fortuna, della Natura-Amore e dell'Ingegno, che abbiamo individuato come i concetti chiave della concezione boccacciana, le coordinate della visione della vita e del mondo. In questa triangolazione, che, secondo Boccaccio, contiene la spiegazione di ogni possibile vicenda umana, alcune tematiche sono riprese più volte, talune con insistenza: quella della religione e del clero, quella amorosa, quella dell'avventura, quella dell'intelligenza e quella del comico.

In merito al tema della religione, Boccaccio tiene presenti la religione e il clero come componenti essenziali della contemporaneità, prescindendo, tuttavia, da ogni visione spirituale e da ogni intento morale-religioso, così come da ogni critica programmatica nei confronti dell'istituzione ecclesiastica e dei suoi membri. Seguendo, però, la tradizione, assai diffusa nella cultura del secolo XIII, della satira anche violenta contro i religiosi e i frati in particolare, egli si permette di bollare più che altro l'ipocrisia degli ecclesiastici come atteggiamento innaturale e il loro corrispondente comportamento corrotto.

La tematica amorosa è quella più largamente presente. L'amore è sentito e presentato come diritto e bisogno naturale, vissuto dai personaggi in tutte le sue possibili variazioni ed espressioni, da quelle più materiali e sensuali a quelle più delicate e tenere, nei suoi risvolti lieti e comici, violenti e licenziosi, nelle forme più arrendevoli e sentimentali o anche di aperto contrasto con le convenzioni della società, il matrimonio in primo luogo, e spesso inserito in vicende avventurose a lieto fine o di esito infelice, tragico e distruttivo.

Il motivo dell'avventura si lega, in sostanza, al tema della fortuna e dà vita a parecchie novelle complesse e ricche di peripezie, nelle quali gli individui si ritrovano ad affrontare una lotta anche improba con i capricci del caso, ora ottenendo la meglio dopo tanti sforzi, ora rimanendone vittime. All'interno del motivo avventuroso prevale spesso il gusto del romanzesco che s'accompagna anche alla dimensione dell'occulto e del magico.

Il tema dell'intelligenza, vista come elemento dialettico nei confronti della fortuna e come controllo e dominio possibile di essa, trova spesso il suo fulcro nell'affermazione dell'uomo sull'uomo: se l'individuo non può sempre far valere le sue doti nei confronti della fortuna, lo può fare, invece, nei confronti dei suoi simili, che possono essere dominati grazie all'intelligenza. Chi non la possiede, rimane vittima, predestinata e ridicola. L'astuzia messa in campo dagli intelligenti, dai furbi, può avere come scopo l'acquisizione di beni materiali (novella di Frate Cipolla) o il divertimento (novelle di Bruno e Buffalmacco) o può essere addirittura gratuita (novella di ser Cepparello).

Al gioco dell'intelligenza si legano il motivo del comico e le numerose beffe in cui questo si realizza. Le giornate Settima e Ottava, interamente dedicate alle beffe, formano addirittura un blocco o ciclo, ordinato secondo le due parti indicate dalle singole rubriche iniziali. Si tratta di una costruzione di meccanismi diversi del riso che faranno da modello a tutta la letteratura comica dei secoli successivi, mentre nello stesso tempo determinano effetti narrativi straordinari, come nel caso delle novelle dedicate al personaggio di Calandrino.

Questi principali temi e motivi, così come tutti gli altri minori, ma ugualmente notevoli nell'economia generale, quali l'importanza del denaro e delle ricchezze, i valori cavallereschi e cortesi e gli ideali mercantili, si intrecciano sovente e si trovano presenti anche in una stessa novella.