2. Società ed economia: il feudalesimo
   

Le origini del feudalesimo. Il feudale­simo è l'organizzazione politica, socia­le ed economica che ha caratterizzato la storia europea fra il X e il XIII seco­lo. Tale sistema, sorto in Francia e poi diffusosi in vaste zone dell'Europa, vide prevalere il mondo rurale su quello urba­no e il frazionamento dell'autorità e del­l'unità territoriale dello Stato. Dopo Carlo Magno, i sovrani istituzionaliz­zarono la consuetudine di concedere terre in usufrutto ai propri collabora­tori mediante una cerimonia solenne (investitura), durante la quale chi rice­veva il beneficio (o feudo, costituito generalmente da terreni) si dichiarava vassallo (servitore) del suo signore e gli giurava fedeltà. Dato che spesso i feu­di erano molto vasti, i grandi feudata­ri potevano concedere a loro volta par­te del loro territorio ai propri sottopo­sti (valvassori), i quali facevano altret­tanto con i valvassini, creando un siste­ma gerarchico piramidale. In seguito, nel corso degli anni, i vassalli riusciro­no a ottenere speciali prerogative (immu­nità) che in origine spettavano esclusi­vamente al potere centrale e si resero così sempre più indipendenti dall'au­torità del sovrano.

 

L'ereditarietà dei feudi. I feudatari si batterono perché il beneficio concesso non fosse più revocabile e vi riuscirono: nell'887 con il capitolare di Quierzy Car­lo il Calvo sancì l'ereditarietà dei feudi maggiori, mentre nel 1037 con la Con­stitutio de feudis Corrado II il Salico rico­nobbe anche l'ereditarietà dei feudi minori. In questo modo si verificò un grave indebolimento del potere centrale. All’interno della gerarchia feudale, infatti, ogni inferiore si sentiva obbligato solo nei riguardi del suo immediato superiore e non del sovrano; così i grandi feudatari avevano il potere di scatenare la ribellio­ne di tutti i loro subordinati contro la suprema autorità centrale. I sovrani per­tanto, per riaffermare la propria auto­rità, cominciarono a battersi per la pro­gressiva eliminazione dei privilegi e delle ­prerogative feudali.

 

 
Concetti chiave

Feudalesimo. Il feudalesimo era il sistema di organizzazione politica, economica e sociale dei secoli centrali del Medioevo, quando il controllo del territorio da parte dell'autorità imperiale venne affidato a una rete di uomini di fidu­cia che facevano capo al sovrano. Organizzato su sca­la rigidamente gerarchica, esso aveva un fondamento economico essenzialmente agricolo e uno scopo pre­valentemente militare, poiché i feudatari venivano scel­ti dal sovrano tra coloro che erano abbastanza ricchi di terre da poter allestire un esercito e metterlo a suo servizio: la concessione del beneficio, o feudo, avveni­va in cambio di "consiglio e aiuto" da parte del vassal­lo, ovvero di abilità diplomatica e sostegno militare. Il feudatario entrava però a far parte del sistema ammi­nistrativo del regno, dal momento che all'interno del feudo egli sostituiva il sovrano nell'esercizio delle sue funzioni di governo, dall'amministrazione della giusti­zia alla riscossione dei tributi, e aveva pieni poteri su uomini e terre. Inizialmente considerata revocabile, la concessione del beneficio divenne col tempo eredita­ria e la terra passò di fatto nelle mani del feudatario e della sua famiglia, senza che il sovrano potesse più tor­nare in diretto possesso di quei territori. Fu così, ad esempio, che il re di Francia a un certo punto (XII seco­lo) si trovò a esercitare il suo diretto dominio su terri­tori molto meno estesi rispetto a quelli di alcuni suoi feudatari: il sistema feudale alla lunga procurava un progressivo indebolimento del governo centrale.

 
   

La composizione della società feudale. La società feudale era divisa in nobiltà, piccoli proprietari, artigiani, commer­cianti e lavoratori della terra. Della nobiltà facevano parte tutti coloro che potevano ­diventare vassalli del re e quindi grandi, ­medi e piccoli feudatari (nobiltà fondiaria), nonché abati e vescovi (nobiltà ecclesiastica). Vi erano poi coloro che vivevano nelle città e che, essendo per questo meno sottoposti al controllo del fedeudatario che risiedeva nel suo castello in campagna, potevano avviare alcune attività economiche. C'era, infine, la massa dei contadini che viveva in semi­-schiavitù, obbligata com'era a lavorare gratuitamente, a pagare tasse per usu­fruire di strade, mulini ecc. e a subire il controllo e le decisioni del feudatario in ogni ambito della vita. Migliori erano le condizioni dei liberi coloni, che riceve­vano dal signore terre in affitto da col­tivare in autonomia, pur riservando a lui una parte della produzione.

L'economia curtense. Proprio per la dif­ficoltà di procurarsi prodotti all'esterno, nelle grandi proprietà terriere si tende­va a produrre tutto ciò che serviva per la sopravvivenza dei signori e dei conta­dini: in primo luogo cereali, base dell'a­limentazione, frutta, vino. Questo tipo di economia è definita curtense, da cur­tis, un possedimento fondiario di dimen­sioni più o meno ampie, che costituiva l’unità minima delle grandi proprietà terriere, tipiche soprattutto della Gallia, delle valli della Loira e del Reno, dell'In­ghilterra e del Nord Italia. La curtis, che poteva appartenere a un signore laico o ecclesiastico, era divisa in due parti distin­te: la pars dominica (dal latino dominus, "padrone, signore") o parte padronale o riserva, e la pars massaricia (dal latino medievale massa o mansus, "podere affi­dato a famiglia contadina") o colonica.

Pars dominica e pars massaricia. La pars dominica, gestita direttamente dal proprietario e dai suoi amministratori, aveva al centro la residenza del signore o l’abbazia. Le terre della pars dominica, coltivate da servi che dipendevano diret­tamente dal signore, erano in genere le terre migliori e gran parte di esse era costituita da bosco, sfruttato per il pasco­lo e la caccia. La seconda zona della cur­tis, la pars massaricia, era costituita dagli appezzamenti di terreno concessi a col­tivatori, liberi o servi, da cui il proprie­tario pretendeva il pagamento di cano­ni in denaro, o più spesso in natura. I detentori dei mansi avevano l'obbligo di prestare un certo numero di giornate di lavoro gratuite (corvées) nella pars domi­nica.

 

 
Le condizioni sociali. Tutti gli abitanti del contado, comunque, vivevano in con­dizioni di estrema miseria: le terre era­no poco produttive, soprattutto a causa dell'arretratezza delle tecniche agrico­le, e non rare erano carestie ed epide­mie, che, anche per le condizioni abita­tive malsane e per l'assenza delle più ele­mentari norme di igiene pubblica e pri­vata, si diffusero a più riprese in Occi­dente per tutto il Medioevo. La vita eco­nomica divenne stagnante: all'interno del feudo si produceva tutto ciò che occor­reva alla popolazione; dall'esterno arri­vavano, e non senza difficoltà, scarsissi­me merci. Solo le città marinare, in virtù dei loro commerci, riuscirono ad avere un maggiore sviluppo economico.