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i numeri si riferiscono alle pagine del libro di testo (Raimondi-Anselmi-Chines-Minetti, Tempi immagini della letteratura, Bruno Mondadori. Milano 2003); le parole blu rimandano ai collegamenti

 


Dante

Leonardo Bruni

Piero Bembo

Niccolò Machiavelli

Tommaso Moro

Tommaso Campanella

Ludovico Ariosto

 

 

 


 

 

1. L'intellettuale della civiltà urbana

1.1 L’intellettuale "laico"

Con i primi due brani delineiamo una delle figure tipiche della nuova cultura legata al sorgere della civiltà urbana: l'intellettuale che insegna nelle scuole laiche e nelle università. L'autobiografia di Abelardo ne dà un'immagine fortemente agonistica, mentre il testo del Novellino presenta in chiave comica la vita universitaria.

1.2 L'intellettuale "comunale"

Presentando Dante come intellettuale, si noterà che si tratta di una figura di eccezione, che non può essere assunta come tipica; è comunque legato alla civiltà comunale il suo forte senso di una funzione civile e morale del dotto, che ben di rado si ritroverà nei letterati delle generazioni seguenti. I due brani mostrano le due dimensioni dell'impegno civile del poeta: la lettera ad amico fiorentino lo rivela legato alle forti passioni del comune, mentre il passo del Paradiso in cui si fa assegnare una missione si pone in una dimensione universale.

 

2. Petrarca: l'intellettuale letterato

2.1 L'intellettuale e il mondo

Con Petrarca nasce l'idea del letterato assorto nei suoi studi, disdegnoso del mondo presente, distaccato dagli impegni civili (che pure esercita). Un sonetto del Canzoniere delinea l'aspetto più idillico di questa contrapposizione tra l'intellettuale e il mondo, mentre gli altri due brani (un passo di una lettera e di un'epistola in versi) ne mostrano il risvolto più drammatico

2.2 Lo studio per la crescita interiore

Col discorso petrarchesco sull'eloquenza si entra nei contenuti della nuova cultura; c'è una concezione degli studi tutta in funzione della crescita morale, interiore, che è già umanistica. L'altro brano mostra la coscienza che il poeta ebbe di aver aperto un'età nuova nella storia della cultura e apre il passaggio al periodo successivo, all'insegna della continuità.

 

3. L'intellettuale umanista

3.1 L'intellettuale "integrale"

L'elogio di Petrarca da parte di Leonardo Bruni mostra la continuità tra il poeta e una generazione successiva di intellettuali; anche l'elogio degli studia humanitatis è uno sviluppo di motivi petrarcheschi. In questo contesto sorge un ideale di sviluppo integrale della persona, in campo contemplativo e attivo, che è delineato in modo esemplare in un ritratto anonimo di Leon Battista Alberti.

3.2 L'intellettuale "disimpegnato"

La ricchezza umana di questo ideale appare piuttosto impoverita in gran parte dei letterati cortigiani del Cinquecento. Due testi di Pietro Bembo (un brano delle Prose della volgar lingua e un sonetto) presentano una figura di letterato disimpegnato, pensoso più dell'eternità che del presente, che riprende motivi petrarcheschi ma ne depotenzia la carica etica.

 

4. Dante politico

In questa sezione si analizzerà la riflessione politica di Dante: si partirà dai rapporti tra papato e impero, come emerge dal De Monarchia, per arrivare ai tre canti propriamente politici della Comedia, che hanno per oggetto Firenze (Inferno VI), l'Italia (Purgatorio VI), l'Impero (Paradiso VI).

 

5. Machiavelli tra prassi e utopia 

Iniziatore della teoria politica moderna, Machiavelli, a differenza di Dante, sottolinea l'autonomia della politica dalla morale e dalla religione, aprendo la strada al pragmatismo politico, contrassegnato però anche da venature utopiche. Leggeremo alcuni brani  esemplari tratti da Il principe. [II.205ss.]

 

6. Utopia e utopisti [II.277-288]

6.1 Utopia come rovesciamento carnevalesco ed evasione fantastica

Anton Francesco Doni, Un’utopia sobria e urbana; Torquato Tasso, L’isola utopica

6.2 Dimensioni politiche dell'utopia

Tommaso Moro, Il sogno politico e la critica al potere; Tommaso Campanella, Fra utopia politica e esoterismo religioso

 

7. La guerra e il sangue agli albori dell'Europa moderna [II.315-324]

7.1 La condanna della “nuova” guerra

Ludovico Ariosto, L’archibugio, arma disonorevole; Erasmo da Rotterdam, Chi ama la guerra non l’ha vista in faccia

7.2 La violenza delle guerre di religione

Michel de Montaigne, Un confronto con i selvaggi del Nuovo Mondo; Théodore-Agrippa d’Aubigné, La strage degli ugonotti

 

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