L'apologetica di lingua greca

I più antichi scritti cristiani sono quelli dei Padri apostolici, che scaturiscono dall'esigenza di definire e illustrare le verità della dottrina cristiana. Questi scritti risalgono al I e ai primi decenni del II sec. ad opera di coloro che furono in rapporto diretto con gli Apostoli e i loro immediati successori. Al 96 d.C. risale la lettera inviata ai Corinzi dalla comunità cristiana di Roma di cui si attribuisce la paternità a Clemente, quarto vescovo di Roma, che contiene una esortazione all'unità e alla concordia interna. La lettera assume rilievo anche sul piano storico poiché fornisce notizie sull'operato degli apostoli Pietro e Paolo. Intorno al 110 d.C. si collocano le lettere di Ignazio, vescovo di Antiochia Egli, durante il viaggio che lo conduce a Roma prima dell'esecuzione della condanna a morte, scrive ad alcune chiese d'Asia e alla chiesa di Roma per salutarle e fornire consigli e ammaestramenti; inoltre chiede di non intercedere per la sua salvezza, ma di lasciare che egli testimoni con la vita la sua fede.

Una lettera ai cristiani di Filippi è scritta da Policarpo, discepolo dell'apostolo Giovanni e vescovo di Smirne, in Asia minore, morto martire intorno alla metà del II sec. Pochi frammenti ci restano dei cinque libri di Esposizioni di detti del Signore di Papia, vescovo di Gerapoli nella Frigia. Sempre al II sec. risalgono un'apocalisse, dal titolo Il pastore, composta da un certo Erma, una epistola attribuita dagli antichi a Barnaba, discepolo di Paolo, ritenuta oggi apocrifa; e uno scritto, molto diffuso e citato tra i primi scrittori cristiani, intitolato Didaché (insegnamento) del Signore alle genti per mezzo dei dodici apostoli.

A questa prima produzione scritta, composta, come si è visto, prevalentemente da epistole, che trattano l'assetto delle prime comunità cristiane e l'esigenza di un loro rafforzamento nella fede, fa seguito una produzione più elaborata dal punto di vista letterario, che risponde ai nuovi problemi che si pongono ai cristiani a partire dal II sec., quali la difesa della dottrina, la necessità di far pervenire il messaggio evangelico anche ai rappresentanti delle classi più elevate e di adeguare la formazione tradizionale alla fede cristiana. Questo processo determina la nascita di una produzione più complessa con nuovi destinatari, nuove forme espressive ed un linguaggio più elaborato, capace di esprimere nuovi concetti. La necessità per i cristiani di difendersi dalle accuse mosse dal mondo pagano nei loro confronti prende forma in scritti di difesa o apologie.

La più antica apologia in lingua greca, stando a quanto riferisce Eusebio di Cesarea (III-IV sec.), è composta da un certo Quadrato, personaggio a noi sconosciuto, il quale indirizza, intorno al 125 d.C., un suo scritto all'imperatore Adriano, destinatario anche di una Apologia scritta da Aristide di Atene, giunti fino a noi.

Nel II sec. comunque la figura di maggior rilievo è quella di Giustino, filosofo ed apologista, nato a Flavia Neapolis, in Palestina, intorno al 100 d.C. Uomo di grande cultura, seguace della filosofia stoica, dopo esser stato attratto dal platonismo, si avvicina alla dottrina cristiana. Giunto a Roma sotto il principato di Antonino Pio, muore nel 165 d.C. e il suo martirio è narrato nel Martyrium S. Iustini et sociorum. Tra i molti scritti attribuiti a Giustino ne vengono oggi ritenuti autentici tre: una Apologia indirizzata all'imperatore Antonino Pio, una Seconda Apologia diretta al Senato romano e un Dialogo con il giudeo Trifone. Nella prima Apologia condanna le procedure adottate nei processi contro i cristiani e respinge le accuse contro di loro, concludendo il suo discorso, dopo aver illustrato i princìpi della dottrina cristiana, con un appello all'imperatore e al suo senso di giustizia. Nella seconda il tema centrale sono le persecuzioni e il martirio, che fornisce ai cristiani la possibilità di dimostrare la saldezza della loro fede e la superiorità della loro dottrina. Un particolare significato assume il Dialogo con Trifone in quanto rappresenta la più antica testimonianza di difesa del cristianesimo nei riguardi del giudaismo, con la dimostrazione che Cristo è la verità annunciata dalle Scritture.

Più drastica è la posizione assunta da Taziano, apologista nato in Siria da famiglia pagana nel II sec., che, nel suo Discorso ai Greci, lancia un violento atto d'accusa, con toni aggressivi e polemici, contro la cultura greca, rinnegando ogni suo aspetto e creando una frattura netta con il mondo della cultura classica. Nell'opera sono presenti già numerosi indizi di quel graduale distacco dall'ortodossia che, dopo la morte di Giustino, di cui è seguace, e il ritorno in Oriente, lo porta a capo di una setta eretica. Sulla stessa linea di rifiuto della cultura pagana si pone Teofilo, vescovo di Antiochia, autore di uno scritto Ad Autòlico, un pagano che egli tenta di convertire al cristianesimo.

Atenagora di Atene riprende, nella Supplica per i cristiani, diretta intorno al 177 agli imperatori Marco Aurelio e Commodo, la posizione meno intransigente di Giustino. Egli, con toni pacati, dopo aver respinto le accuse rivolte ai cristiani, pone in rilievo gli elementi di continuità del pensiero cristiano con le posizioni anticipate dai poeti e dai filosofi greci (ad es. il monoteismo) ed illustra gli elementi di novità, come la Trinità, contenuti nel messaggio cristiano.

Una lettera che risale al II sec., di autore anonimo, in risposta agli interrogativi del pagano Diogneto (Lettera a Diogneto) contiene una esposizione dei fondamenti della religione cristiana e si conclude con l’esortazione alla conversione.  

Ireneo, vescovo di Lione dal 177 in poi e più grande teologo del sec. II. Sembra sia stato martirizzato nel 202 sotto Settimio Severo. Di lui abbiamo integralmente l'opera in 5 libri Adversus haereses (secondo un'antica traduzione latina) e un libretto intitolato Dimostrazione dell'insegnamento apostolico, pervenutoci in versione armena. L'importanza delle opere di Ireneo è data dall'esposizione sistematica e completa di tutte le eresie del suo tempo, nonché dal tentativo di proporre un'esposizione sistematica del pensiero cristiano.

 

Milziade, retore originario dell'Asia Minore, scrisse sotto Marco Aurelio varie opere contro gli eretici oltre a tre Apologie, tra cui una diretta ai "dominatori del mondo, in difesa della filosofia cristiana". Tutti queste opere sono attestate dallo storico cristiano Eusebio, ma sono andate perdute.

 

Apollinare di Gerapoli, vescovo, scrisse quattro Apologie, di cui una indirizzata a Marco Aurelio, 5 libri "Contro i Greci", 2 libri sulla verità e 2 "Contro i Giudei", oltre ad uno scritto sulla pasqua. Tutti si suoi scritti sono andati perduti e ne abbiamo memoria solo grazie allo storico Eusebio. È citato anche da Serapione di Antiochia (190-211).

 

Le sentenze di Sesto. Si tratta di una collezione di sentenze attribuite al filosofo Sesto, ritenuto un pitagorico, e rielaborate verso la fine del sec. II da un autore cristiano. Fu tradotta poi in latino nel 410 da Rufino. Trattano della dottrina platonica della purificazione, illuminazione e della deificazione. Piuttosto negativo nei confronti della materia, consiglia moderazione dei cibi e nelle bevande. Dio viene visto in chiave platonica.

Alla produzione apologetica si affianca l'attività di esegesi dei testi sacri. Ad Alessandria, centro intellettuale caratterizzato da una grande varietà di apporti culturali, in cui esisteva una già ricca tradizione scientifica e grammaticale, viene fondato il primo centro di teologia ed esegesi dei testi biblici, la cosiddetta Scuola di Alessandria. Massimo esponente della scuola è Origene (185-254 circa), autore di opere esegetiche e di critica testuale. Egli, in particolare, cura l'edizione dell'Aexapla, un testo biblico ordinato su sei colonne, che contiene l'originale ebraico dell'Antico Testamento, il testo ebraico in caratteri greci e le varie traduzioni; compone poi i Commenti alla Sacra Scrittura; Sui principi, sui dogmi cristiani, la prima opera di riflessione teologica nella storia del cristianesimo; Contro Celso in risposta al Discorso veritiero, un'accusa alla religione cristiana scritta da un neoplatonico. Il metodo esegetico di Origene, che ha come base la Sacra Scrittura, si fonda soprattutto su una interpretazione allegorica, che non sostituisce quella letterale ma la integra, offrendo un secondo e più elevato livello di lettura.

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