La letteratura cristiana delle origini

La letteratura cristiana delle origini oggi conosciuta è costituita sostanzialmente dagli scritti delle prime comunità cristiane. Infatti le chiese intrattenevano tra loro stretti legami e frequenti contatti rinsaldati da numerosi scritti occasionali. Di questa letteratura, nata da necessità pratiche, è rimasto piuttosto poco.

Gli scritti a noi pervenuti si possono classificare in scritti canonici, scritti apocrifi, scritti poetici, padri apostolici, atti dei martiri e scritti apologetici. I criteri che hanno portato a questa classificazione sono molto complessi e riguardano in parte il principio dell'autorità dello scritto (quelli attribuiti agli apostoli o a loro discepoli vengono definiti autentici o canonici - cioè normativi, mentre quelli di autori non ritenuti apostoli o discepoli sono chiamati apocrifi), in parte l'epoca di composizione (quelli attribuiti agli autori ritenuti discepoli degli apostoli sono chiamati “padri apostolici”, quelli successivi “padri della chiesa”), in parte la forma (scritti poetici), in parte il contenuto (le opere che intendono difendere il cristianesimo dalle accuse degli avversari sono definiti scritti apologetici, quelli che riportano atti processuali contro i cristiani sono detti Atti dei martiri).

 

1. Gli scritti canonici

Si definiscono con questo termine i libri dell’Antico Testamento (versione dei Settanta) e del Nuovo Testamento (vangeli e atti degli apostoli, epistole, apocalisse). Sono "canonici" in quanto compresi in un canone (fissato verso il IV secolo). Vengono usati (ancora oggi) nella liturgia.

 

 

2. Gli scritti apocrifi 

Inizialmente il termine apocrifo non indicava uno scritto contraffatto o falsificato, bensì la destinazione. Infatti il contenuto particolare, sacro e misterioso, rendeva necessario tenere nascosta (apokryphos) l'opera al grande pubblico per riservarla agli iniziati di una setta. Per acquistare credito, poi, tali scritti circolavano sotto il nome di un apostolo o discepolo di Gesù. Di qui l'accezione oggi più frequente di opera falsamente attribuita ad un autore. Spesso l'intento è quello di colmare la lacuna lasciata dagli scritti canonici a proposito della vita di Gesù, degli apostoli, di Maria, a volte per edificare, altre per stupire i fedeli.

 

A. Apocrifi cristiani dell'Antico Testamento

IV Libro di Esdra (fine del sec. I) - carattere apocalittico ed escatologico, per lungo tempo fu considerato canonico.

I segreti di Enoch (integrazione cristiana al Libro di Enoch, testo ebraico del sec. II a.C.) pervenuto a noi in lingua paleoslava.

I Testamenti dei XII Patriarchi opera composita che pretende di riportare le ultime parole dei dodici figli di Giacobbe. Anch'essa presenta interpolazioni cristiane.

Apocalisse di Baruch simile per contenuto, lingua e intenti alla precedente.

Ascensione di Isaia il più bell'esempio di adattamento cristiano di un originale ebraico redatto nella sua versione finale sul finire del sec. I o inizi del II d.C.

 

B. Apocrifi del Nuovo Testamento

1. Vangeli 

Il vangelo secondo gli Ebrei (nazareni) originale aramaico usato dai cristiani palestinesi di lingua ebraica, tradotto da Girolamo (sec. IV) in greco e latino. Risale al sec. II e secondo alcuni studiosi rappresenta un rifacimento ampliato dell'originale ebraico del vangelo secondo Matteo.

Il vangelo degli Egiziani in quanto in uso presso i cristiani dell'Egitto. Probabile origine gnostica per dare fondamento all'eresia di questa setta molto diffusa in Egitto. Sec. II.

Il vangelo ebionita (o dei dodici apostoli) dell'inizio del sec. III. Probabilmente intendeva fornire giustificazioni dottrinali alla setta degli Ebioniti.

Il vangelo secondo Pietro pervenuto a noi solo in frammenti che narrano la passione, morte e sepoltura di Gesù con qualche allusione che fa pensare all'eresia docetista. Si fa risalire alla seconda metà del sec. II.

Il vangelo di Nicodemo in cui si tenta di minimizzare la colpevolezza di Pilato in merito alla morte di Gesù e include gli Atti di Pilato cioè un presunto "rapporto ufficiale" di Pilato sul processo a Gesù. Questa parte circolava in molte versioni fin dal II sec. (Anaphora Pilati, Lettera di Pilato, Paradosis Pilati) e indusse alcune comunità cristiane a venerare Pilato come santo e martire (notevoli saranno tali influssi in tutto il Medioevo). Testo greco con numerose versioni in altre lingue antiche.

Il Protovangelo di Giacomo appartiene al gruppo dei cosiddetti "vangeli dell'infanzia" che riportano con dovizia di particolari episodi della giovinezza di Maria, la nascita a l'infanzia di Cristo. Probabilmente è della metà del sec. II e vi ritroviamo per la prima volta i nomi dei genitori di Maria (Gioachino e Anna), il racconto della consacrazione di Maria a Dio e la sua presentazione al tempio. Lo scopo è quello di dimostrare la verginità perpetua e inviolata di Maria (prima, durante e dopo il parto!) - l'attuale forma è in greco e risale al sec. IV.

Il vangelo copto di Tommaso di origine eretica, probabilmente gnostica, ci è pervenuto appunto in lingua copta (un dialetto greco-egiziano) e raccoglie una serie di detti attribuiti a Gesù.

Il vangelo dell'infanzia secondo Tommaso pervenuto a noi nella versione greca racconta varie storie della miracolosa scienza e potenza di Gesù. Nella forma attuale è posteriore al sec. VI.

Il vangelo arabo dell'infanzia, compilazione tardiva di vari elementi bizzarri sull'infanzia di Gesù.

Storia di Giuseppe, il falegname, scritto arabo miracolistico del IV sec.

Il vangelo di Filippo, pare esistesse già nel sec. III ed è di matrice gnostica neoplatonica con forte propensione per l'ascetismo - le particelle del divino sparse nel mondo devono essere riunite  e strappate all'influsso della materia.

Il vangelo di Mattia, anteriore al IV sec. e di matrice gnostica (della setta di Basilide che disprezzava la materia e faceva crescere lo spirito con la fede e la gnosi).

Il vangelo secondo Barnaba, citato nel sec. IV è andato perduto, mentre sotto questo titolo circola in italiano un'opera scritta da un cristiano convertito all'Islam nel sec. XIV e in cui si dimostra che Muhammad è il messia e l'Islam l'unica vera religione.

Il vangelo di Bartolomeo (domande di Bartolomeo), in originale greco. L'anonimo autore del sec. III propone una serie di rivelazioni del Signore dopo la sua risurrezione e varie altre leggende che circolavano sui fatti successivi alla passione, morte  e risurrezione di Gesù.

Abbiamo inoltre una serie di altri vangeli di difficile datazione e attribuibili in massima parte a sette eretiche per legittimare la loro dottrina: Vangelo di Andrea, di Giuda Iscariote, di Taddeo, di Eva, di Cerinto, di Valentino, di Apelle, secondo Basilide. In comune hanno un modo assai arbitrario di utilizzare il materiale canonico e propendono per speculazioni di tipo gnostico e si abbandonano a considerazioni cosmologiche a matrice apocalittica. Per questo sono anche definiti "vangeli-apocalissi".

 

2. Atti

Atti di Paolo, che includevano altri tre scritti tramandati poi autonomamente (Atti di Paolo e Tecla, Corrispondenza di Paolo coi Corinzi, Martirio di Paolo). Scritti in greco prima del 190 contengono numerosi elementi romanzeschi sulla vita e l'opera di Paolo. Suggeriscono e suggerisce l'idea della vita cristiana come una milizia agli ordini di Cristo re.

Atti di Pietro, di autore siriano. L'opera ci è pervenuta frammentaria e risale alla fine del sec. II. Possediamo la traduzione latina e una parte dell'originale greco (vi ritroviamo il famoso racconto del "Domine quo vadis?") - completato dal più tardivo Martirio del beato Pietro Apostolo scritto da Lino del sec. VI. L'autore sembra professare l'eresia docetista.

Atti di Pietro e Paolo, sembra del sec. III. Mettono in relazione i due apostoli evidenziandone l'amicizia e gli stretti rapporti; scritti in greco.

Atti di Giovanni, scritti in Asia Minore tra il 150 e il 180, sono i più antichi di quelli a noi pervenuti, anche se possediamo solo frammenti dell'originale greco. Tendenze docetiste. Abbiamo la documentazione più antica di una liturgia eucaristica per i defunti, di cui presenta una bellissima anafora (= preghiera eucaristica).

Atti di Andrea, forse scritti dall'eretico Leucio Carino nel 260 e pervenuti in modo frammentario nell'originale greco e versioni latine.

Atti di Tommaso, è il solo libro pervenuto completo nel testo siriaco, composto verso la prima metà del sec. III. Narrano che l'apostolo predicò in India diffondendo un vangelo a sfondo gnostico manicheo. Riportano moltissimi inni liturgici assai belli, oltre ad elementi favolistici di grande fantasia.

Atti di Taddeo, scritti in Siria e tradotti in greco da Eusebio, sono anteriori al sec. IV. Riportano tra l'altro la famosa corrispondenza tra il re Abgar di Edessa e Gesù. Si tratta di una serie di leggende locali attinenti l'antichissima comunità cristiana di Siria.

Esiste poi una serie di altri atti più recenti e quindi non significativi per il periodo storico di cui si stiamo occupando (Atti di Matteo, di Filippo, di Bartolomeo, di Barnaba, di Timoteo, di Marco ecc.).

 

3. Lettere

La Lettera degli apostoli (nota come epistula apostolorum) scritta tra il 130 e il 170 in greco ma pervenuta a noi nella versione etiopica è piuttosto un'apocalissi e propone una serie di rivelazioni di Gesù dopo la risurrezione. Esempio di letteratura religiosa non ufficiale che si rifà agli scritti canonici, con qualche tratto di carattere antignostico, soprattutto dove si parla della risurrezione della carne.

Lettere apocrife di Paolo: ai Laodicesi (sec. IV), III Corinti (anteriore al sec. III), Corrispondenza tra Paolo e Seneca (14 lettere anteriori al sec. III).

Lettera di Tito, discepolo di Paolo, de dispostione sanctimonii, omelia sulla verginità degli asceti di ambo i sessi in cui si combatte l'abuso della convivenza di costoro. Scritto probabilmente in Spagna presso i priscillianisti. Sembra che l'originale fosse in greco, mentre a noi è pervenuta in latino.

 

4. Apocalissi

Apocalisse di Pietro, composta in greco tra il 125 e il 150, per molto tempo fu considerata uno scritto canonico. Il testo integrale ci è pervenuto solo nella versione etiopica. Racconta una serie di visioni sulla bellezza del cielo e sull'orrore dell'inferno. Influssi di natura pitagorica e orfica.

Apocalisse di Paolo. Circolavano varie versioni di un originale scritto in greco tra il 240 e il 250, probabilmente in Egitto. Possediamo una revisione greca del 388. Riporta una serie di visioni (per questo le versioni latine spesso l'intitolano Visio Pauli) alle quali si accenna nella 2 Cor. Vi attinse a piene mani l'immaginazione medioevale e non mancano riferimenti in Dante.

Apocalisse di Stefano, di cui conosciamo solo il nome perché viene condannato in quanto eretico nel sec. VI.

Apocalisse di Tommaso, scritto greco del sec. IV di matrice gnostica manichea - rivelazioni sulla fine del mondo molto note e usate dalle setta dei priscillianisti.

Le apocalissi di Giovanni, diverse da quella canonica furono attribuite all'apostolo Giovanni varie altre apocalissi contenenti dottrine molto particolari sulla fine del mondo e sull'Anticristo.

Le apocalissi della Vergine, di origine recente. Maria riceve rivelazioni sull'inferno e intercede per i dannati. 

 

 

3. Gli scritti poetici

 

Fin dagli inizi la letteratura cristiana è arricchita anche di composizioni poetiche, tanto più che uno degli elementi essenziali della celebrazione cristiana è il canto. Durante le celebrazioni i fedeli cantavano salmi, cantici ed inni. Di tutti questi testi si trovano ampie tracce nei testi canonici (molti passi dei vangeli - Magnificat, Benedictus, Gloria, Nunc Dimittis ecc. -, degli Atti, delle lettere e ancor più dell'Apocalisse sono ripresi in blocco dalle innologie liturgiche). Tali composizioni si rifanno ovviamente ai modelli della poesia ebraica e quindi non seguono la metrica greca, quanto piuttosto il modello ebraico, caratterizzato dal parallelismo e dalle assonanze o dalla rima. In seguito gli autori, a iniziare dagli anonimi autori di inni gnostici per arrivare al famoso Clemente di Alessandria, tentano di conciliare la metrica classica con il contenuto cristiano. Nascono così i primi esempi di inni metrici in anapesti, tra cui quello famoso a Cristo attribuito appunto a Clemente.

 

L'inno della sera,  del sec. II a lode della Trinità - ancora in uso nella liturgia greca.

Odi di Salomone, composizioni di diverso carattere e contenuto risalenti alla prima metà del sec. II, di ambiente orientale di lingua greca con influssi del pensiero mitologico e filosofico greco. Famose l'Ode 7 (incarnazione), 12 (il logos), 19 (concezione verginale), 28 (la passione), 42 (risurrezione di Cristo).

Oracoli sibillini cristiani, 14 libri di esametri del sec. II sulla base di scritti ebraici. Notevole l'influsso su scrittori ed artisti esercitato lungo tutto il medioevo e oltre (Tommaso d'Aquino, Dante, Calderon de la Barca - Raffaello, Michelangelo). All'inizio troviamo il famoso acrostico (ICTHYS = pesce) tanto frequente nelle raffigurazioni dei primi cristiani.

Le Massime di Sesto collezione di sentenze morali e di regole di condotta in lingua greca di origine pagana, attribuite al filosofo pitagorico Sesto e rielaborate da un autore cristiano di Alessandria nel sec. II. Sono ispirate alle idee platoniche di purificazione, illuminazione e deificazione, oltre che all'idea platonica di divinità. Si consiglia la temperanza nell'uso dei beni e si mette in guardia dal matrimonio. Ricorda da vicino Clemente di Alessandria.

 

 

4. I padri apostolici

 

Queste opere sono accomunate dall'intento di tipo edificante e didascalico in quanto cercano di rinsaldare la fede, spiegarne i contenuti e approfondire la predicazione orale. Sono gli scritti più antichi dopo il Nuovo Testamento, di qui la loro straordinaria importanza per conoscere le origini del cristianesimo.

 

La Didachè, di autore ignoto di ambiente siriano o palestinese che scrive in greco tra il 70 e il 150 ca. È una specie di manuale catechistico e morale (la famosa dottrina delle due vie). Per lungo tempo venne considerata uno scritto canonico e servì da modello per compilazioni liturgiche e canonistiche.

La Lettera di Barnaba, attribuita appunto a Barnaba, in realtà scritta in greco ad Alessandria d'Egitto sul finire del I sec. È un trattato didascalico ed edificante in forma epistolare con un giudizio molto negativo nei confronti dell'AT. Si colloca nella lotta contro i giudeo-cristiani.

La Lettera di Clemente, il terzo vescovo di Roma dopo Pietro e Lino. Scrive in greco alla comunità di Corinto nel corso della persecuzione di Domiziano (95-96) inviando considerazioni di tipo dottrinale ed etico elaborate seguendo la bibbia e la filosofia stoica.

La II lettera di Clemente a Corinto, invece non è considerata autentica, trattandosi di un'omelia in greco - in tal senso la più antica a noi pervenuta - composta a Corinto verso il 150.

Le Lettere sulla verginità, attribuite a Clemente, vanno collocate invece nel sec. III in ambiente palestinese o siriano. Ci sono pervenute nella traduzione siriaca dell'originale greco. Trattano del problema dell'ascetismo incipiente che comprotava a volte soluzioni problematiche (sineisactismo).

Le 7 Lettere di Ignazio di Antiochia, dettate o scritte in greco dal vescovo Ignazio mentre veniva condotto in catene a Roma per essere suppliziato sotto Traiano (117). Sono indirizzate alle comunità di Efeso, Magnesia, Tralli, Roma, Filadelfia e Smirne, oltre che al vescovo Policarpo. Sono un monito a guardarsi dalle eresie gnostiche e dalla tentazione giudaizzante, oltre che un'esortazione a rimanere uniti e subordinati al vescovo. Sono la prima attestazione dell'episcopato monarchico e della chiara strutturazione della gerarchia in vescovo, presbiteri e diaconi.

La Lettera di Policarpo a Filippi, di poco posteriore agli scritti precedenti contiene varie esortazioni alla fedeltà alla condotta e alla fede cristiana. Molto simile alla lettera di Clemente sia nella lingua che nel contenuto.

Il Martirio di Policarpo, scritto greco anonimo del 156. Inaugura un genere letterario che diverrà molto famoso in seguito: quello della descrizione narrativa del martirio subito da un cristiano. Contenuto assai commovente, linguaggio semplice ed efficace, dai più ritenuto autentico.

Spiegazione dei detti del Signore opera in 5 volumi del vescovo Papia, di Gerapoli in Frigia. Abbiamo tuttavia solo alcuni frammenti di questa importantissima raccolta di tradizioni orali riguardanti le parole di Gesù.

Il Pastore di Erma. Fa parte tradizionalmente degli scritti apostolici, ma andrebbe collocato meglio tra le apocalissi apocrife. I brani più antichi possono risalire alla fine del sec. I, mentre quelli più recenti si possono datare nella seconda metà del sec. II. Si tratta di un sermone scritto in greco sulla penitenza. Dal punto di vista formale si divide in visioni, precetti e parabole.

 

 

5. GLI ATTI DEI MARTIRI

 

Questo genere letterario riveste una grandissima importanza per la storia. Le passioni dei martiri venivano lette davanti alla comunità raccolta per il servizio liturgico in occasione dell'anniversario del martirio. Sotto il profilo storico si possono dividere in tre gruppi:

Verbali ufficiali del tribunale (le domande dei funzionari, le risposte dei martiri e le sentenze inflitte - sono i veri e propri Atti);

cacconti di testimoni oculari o di altri contemporanei (sono i cosiddette Passioni o martyria);

Leggende dei martiri, racconti di carattere edificante dove troviamo mescolati elementi storici e fantasiosi, per cui è difficile valutarne l'attendibilità.

 

A. Acta Martyrum

Atti di S. Giustino e dei suoi compagni. Riguarda il processo subito dal più grande apologista greco, il filosofo Giustino. Il martirio avvenne a Roma verso il 165.

Atti dei martiri scillitani in Africa. Il più antico documento sulla storia della chiesa di Africa, oltre che il primo testo cristiano in lingua latina con una data ben precisa: 17 luglio 180, giorno in cui furono decapitati Nanfano, Miggin, Sanam e altri 6 cristiani della Numidia sotto il proconsole Saturnino.

Atti proconsolari di S. Cipriano. Il vescovo di Cartagine venne giustiziato il 14 settembre 258. L'atto raccoglie tre documenti collegati con brevi parole dal redattore: il primo processo che manda in esilio Cipriano, l'arresto e il secondo processo, l'esecuzione della sentenza di morte sotto Valeriano e Galliano.

 

B. Martyria 

Martyrium Polycarpi,  ne abbiamo parlato a proposito dei Padri apostolici.

Lettera delle Chiese di Vienne e Lione alle chiese di Asia e Frigia. Questo scritto in greco si trova incorporato nel poderoso volume di storia ecclesiastica di Eusebio e riporta il documento rigurdante il martirio di Potino e altri cristiani avvenuto durante la persecuzione del 177/178 a Lione.

Passione di Perpetua e Felicita. Il testo originale latino costituisce uno dei documenti più commoventi  si può dire sia servito da modello e molti altri scritti del genere. Riporta il martirio di cinque catecumeni e del loro catechista,Saturo,giustiziati a Cartagine il 7 marzo 205. Da tutti gli autori è considerato una delle pagine più belle della letteratura cristiana delle origini.

Atti dei Santi Carpo, Papilo e Agatonice. Racconto, a quanto pare incompleto, di un testimone oculare dell'atroce morte subita dai martiri a Pergamo tra il 161 e il 169. Ebbero una grande fortuna fino al  IV sec.

Atti di Apollonio. Decapitato sotto Commodo (180-85) Apollonio pronuncia alcuni discorsi in sua difesa che ricalcano il modello degli apologisti del tempo. Sono stati definiti la più nobile apologia del cristianesimo di tutta l'antichità.

 

C. Leggende

Sotto questo nome vanno numerosi testi che narrano il martirio subito ad es. dai martiri romani  Agnese, Cecilia, Felicita, Ippolito, Lorenzo ecc. Il fatto che non si tratti di atti autentici non significa che tali martiri non siano mai esistiti o che i fatti non siano avvenuti come narrato. Il termine leggenda significa esclusivamente che tali documenti non hanno il valore di fonte storica, in quanto stilati da persone che non si proponevano di fornirci la versione ufficiale dei fatti, ma ciò che essi narrano gode di un alto grado di probabilità.

 

 

6. Gli scritti apologetici

 

Come dice la definizione, gli apologisti si prefiggevano di difendere la religione cristiana soprattutto contro il paganesimo e il giudaismo, ma anche contro le deviazioni dalla ortodossia dei gruppi di eretici. L'annuncio missionario per se stesso non è apologetico, ma di fronte alle calunnie grossolane contro i cristiani, al giudizio dei dotti e delle classi colte che vedevano nel cristianesimo un pericolo per il crescente dominio di Roma, e alle accuse dei magistrati che vedevano nel cristianesimo un delitto di lesa maestà contro l'imperatore e il culto ufficiale, si rese necessario difendere la nuova dottrina.

Tra gli avversari del cristianesimo nel sec. II possiamo ricordare Luciano di Samosata, che metteva alla berlina l'amore fraterno dei cristiani e il loro disprezzo per la morte (de morte peregrini, del 170), Frontone di Crita, precettore di Marco Aurelio (oratio), Celso, filosofo platonico  (Discorso veritiero, del 178) e altri.

Tre sono gli obiettivi principali della letteratura apologetica:

  • confutare le calunnie e ribadire gli aspetti positivi della fede cristiana;

  • ribadire l'immoralità e l'assurdità della religione tradizionale evidenziando l'alto concetto di Dio dei cristiani;

  • sottolineare il limite delle argomentazioni filosofiche addotte contro il nuovo credo. Ovviamente non si tratta mai di esposizioni scientifiche, complete e formali della fede cristiana. Inoltre la terminologia è quella del tempo, come pure la forma linguistica con la predilezione del trattato dialettico e del dialogo. Particolare rilievo è dato alla difesa della libertà di coscienza e di religione, alla dignità dell'antica origine del cristianesimo, grazie alla matrice giudaica, e alla ricerca della verità che anima ogni cristiano.

A. Gli apologisti greci

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B. Gli apologisti latini

Minucio Felice.

Tertulliano.

Cecilio Cipriano, presbitero e vescovo di Cartagine dal 249 al 258 quando muore martire sotto Valeriano. Di lui citiamo i trattati de catholicae ecclesiae unitate, de lapsis (lettera pastorale che deplora la defezione di molti cristiani durante la persecuzione), ad Donatum (scritto apologetico in cui elabora il tema della trasformazione interiore operata dal cristianesimo), de dominica oratione (spiegazione molto interessante del "padre nostro"), de mortalitate, de habitu virginum ecc. Importante è anche una raccolta di Lettere, significative per lo studio della vita della chiesa dell'epoca. Abbiamo poi gli Atti del martirio e la Vita di Cipriano scritta dal diacono Ponzio, la più antica biografia cristiana (pregevole più per l'ideale del vescovo che propone che per il valore storico).

Arnobio il vecchio, retore di Numidia, che alla conversione nel 303 scrive un trattato (incompleto) adversus nationes, in 7 libri in cui combatte la religione tradizionale, più che difendere la nuova fede.

Lucio Cecilio Firmiano Lattanzio, discepolo di Arnobio, che troviamo nel 316 a Treviri con la funzione di pedagogo di Crispo, figlio di Costantino. A questo autore è stato attribuito il titolo di "Cicerone cristiano", per la finezza della cultura e la classicità della lingua. Il suo scritto apologetico in 7 libri è intitolato divinae institutiones e, oltre ad essere un'apologia contro il paganesimo, si prefigge di fornire un manuale di cultura cristiana. Ricordiamo inoltre il de opificio dei e il de ira dei.

Ippolito (+235), presbitero della chiesa romana, fu di fatto autore di lingua greca versatile per ingegno e per numero di opere scritte, anche se più dotto e occupato in questioni pratiche che originale e profondo. Esercitò un notevole influsso su autori come Ambrogio e Girolamo, mentre molto più numerosi furono gli scrittori che ne rimasero influenzati. Entrato in conflitto con papa Callisto ed eletto antipapa, fu capo di uno scisma che si protrasse sotto i pontificati di Urbano e Ponziano. Alla fine della sua vita si riconciliò con la chiesa e venne onorato come martire essendo morto in esilio. Di lui è conservato lo scritto intitolato philosophoumena dove, confutando le eresie del tempo, dimostra che gli eretici hanno attinto agli autori pagani e non alla tradizione cristiana. Nella seconda parte dello scritto elenca ben 33 sistemi gnostici che abbina a sistemi di pensiero pagani. Delle opere Syntagma, Commento su Daniele, Scritti esegetici di Ippolito abbiamo solo versioni in varie lingue, come pure in versione e in citazioni di altri autori abbiamo frammenti della sterminata produzione di questoa utore.

Scritti dei papi - sotto questo nome vanno numerose lettere dei papi del III secolo (Callisto 217-222, Ponziano 230-35, Cornelio 251-53, Lucio I 253-54, Stefano I 254-57, Sisto II 257-58, Dionigi 259-68, Felice I 269-74) che tuttavia ci sono pervenute solo in versioni o citazioni di altri autori.

Novaziano. FDi lui si sa che verso il 250 occupava un posto importante nel clero romano e che probabilmente morì martire sotto Valeriano, dopo aver guidato uno scisma riforista essendosi fatto nominare antipapa da altri tre vescovi. I suoi seguaci si definivano i katharoi (=puri) in quanto escludevano per sempre dalla chiesa gli apostati dalla chiesa e coloro che si erano macchiati di peccato mortale. Di lui sono rimasti de Trinitate (interessante trattato in prosa ritmica, composto prima del 250, in cui combatte l'eresia monarchiana e ritiene il Figlio subordinato al Padre e lo Sprito Santo subordinato al Figlio) e de cibis iudaicis (attribuiti a Tertulliano) e de spectaculis e de bono pudicitiae (attribuiti a Cipriano). Girolamo cita altri scritti andati perduti.

Commodiano, ritenuto il più antico dei poeti cristiani latini, tuttavia la datazione degli scritti di questo personaggio è molto controversa e varia dal 300 al sec. V. Le Instructiones sono 2 libri che contengono 80 componimenti acrostici di cui il primo a carattere apologetico contro i pagani e i Giudei, il secondo si rivolge ai catecumeni e ai fedeli con varie esortazioni. Il Carmen apologeticum si propone di convincere pagani e Giudei a convertirsi al cristianesimo che espone in 1060 esametri. Interessante la descrizione degli avvenimenti escatologici, mentre per la dottrina si colloca nella linea degli scritti eretici e chiliastici.

Vittorino di Pettau (+340), vescovo di Ptuj in Slovenia, probabilmente greco di origini morì martire sotto Diocleziano. Scrisse in un latino non troppo elegante vari commenti alla bibbia, ma a noi è pervenuto solo il suo Commento all'Apocalisse in cui manifesta tendenze millenariste. Abbiamo anche un trattatello de fabrica mundi sulla settimana della creazione e forse a lui dobbiamo la traduzione dell'opera adversus omnes haereses trasmessa in appendice al de praescriptione di Tertulliano.