I "luoghi"

Analizzando le trame dei romanzi greci si può notare quanto tendano a ripetersi determinate situazioni che divengono tòpoi, luoghi comuni; tutte le opere, infatti, sono accomunate da uno schema narrativo costante: una coppia di sposi o di innamorati è costretta a separarsi e, dopo aver superato mille peripezie, riesce a ricongiungersi. Gli intrecci risultano, dunque, prevedibili, probabile sintomo della grande richiesta da parte del pubblico di quel tipo di narrazione e di personaggi. Non è dunque difficile ritrovare all’interno dei vari romanzi determinati topoi. Si possono raggiungere i singoli topoi cliccando su un link della seguente tabella, che ne raccoglie i principali:
1. Bellezza 2. Innamoramento 3. Gelosia 4 Morte apparente

5. Pirati

6. Protagonisti venduti

7. Viaggi e Culti isiaci

8. Esposizione del bambino

9. Agnizione

10. Altri topoi

Tali topoi caratterizzano in modo più o meno marcato le trame di alcuni romanzi, e precisamente:

- Vicende di Cherea e Calliroe di Caritone

- Storia Efesia di Antea e Abrocomo di Senofonte Efesio

- Storia vera di Luciano

- Leucippe e Clitofonte di Achille Tazio

- Storia di Dafni e Cloe di Longo Sofista

- Storie etiopiche di Teagene e Cariclea di Eliodoro.

 

  • BELLEZZA dei protagonisti che fa innamorare al primo sguardo chiunque li incontri:
    Vicende di Cherea e Calliroe: Dioniso s’innamora di Calliroe
    Mitridate s’innamora di Calliroe
    Farnace s’innamora di Calliroe
    St. Ef. di Anzia ed Abrocomo: Manto s’innamora di Abrocomo
    Perilao s’innamora di Anzia
    Perilao, Psamis, Anchilao, Anfinomo, Polydos s’innamorano di Anzia
    Leucippe e Clitofonte: Clitofonte, Carmide, Cherea, Sostene, Tersandro s’innamorano di Leucippe

  • INNAMORAMENTO A PRIMA VISTA:
    Vicende di Cherea e Calliroe: i protagonisti s’innamorano a prima vista
    Leucippe e Clitofonte: i giovani s’innamorano a prima vista
    St. ef. di Anzia ed Abrocomo; St. et. di Teagene e Cariclea: stesso di prima
    (In Caritone, Senofonte ed Eliodoro i protagonisti s’innamorano durante una festa religiosa)

  • GELOSIA:
    Vicende di Cherea e Calliroe: un pretendente deluso convince Cherea che la moglie lo tradisce.
    St. ef. di Anzia ed Abrocomo: Manto e Kyrno accusano Abrocomo

  • MORTE APPARENTE o creduta:
    Vicende di Cherea e Calliroe: Cherea, geloso, percuote duramente Calliroe che, tramortita, viene creduta morta
    viene riferito a Calliroe che Cherea sia morto
    St. Ef. di Anzia ed Abrocomo: Anzia che ha preso un potente sonnifero convinta
    che fosse un veleno, per non sposare Perilao, viene creduta morta
    Leucippe e Clitofonte: Clitofonte crede che Leucippe sia stata decapitata
    Clinia scompare durante un naufragio

  • PIRATI:
    Vicende di Cherea e Calliroe: il pirata Terone porta Calliroe a Mileto
    St. Ef. di Anzia e Abrocomo: appena sposati i giovani vengono catturati dai pirati
    Leucippe e Clitofonte: i pirati dominano la navigazione sul Nilo

  • PROTAGONISTI VENDUTI come schiavi o catturati:
    Vicende di Cherea e Calliroe: Terone vende a Mileto Calliroe
    St. Ef. di Anzia ed Abrocomo: Ippotoo acquista Anzia come schiava
    St. et. di Teagene e Cariclea: i giovani vengono catturati e condotti in Etiopia per essere sacrificati
    Leucippe e Clitofonte: Leucippe viene comprata da Sostene

  • VIAGGI e, in generale, esotismo:
    Vicende di Cherea e Calliroe: viaggio di Cherea alla ricerca della sposa dopo aver trovato la sua tomba vuota
    St. Ef. di Anzia ed Abrocomo: Abrocomo, liberato dai pirati, viaggia in cerca della sposa
    Anzia viene condotta da un ladrone ad Alessandria
    Anzia giunge in Sicilia
    Anzia e Abrocomo vanno verso Efeso
    St. et. di Teagene e Cariclea: viaggio dei protagonisti che si fanno passare per fratello e sorella
    Leucippe e Clitofonte: i giovani fuggono in Egitto e poi a Tiro
    Storia vera: tutta la trama si basa sui viaggi del protagonisti

  • CULTI ISIACI:
    St. Et. di Teagene e Cariclea: i protagonisti vengono consacrati sacerdoti di Iside ed Osiride nell'ultimo libro.
    Metamorfosi: Lucio viene iniziato al culto di Iside nel libro XI.

  • ESPOSIZIONE di un bambino o il far credere il piccolo figlio di un altro:
    Vicende di Cherea e Calliroe: Calliroe fa credere a Dioniso che il figlio di Cherea sia
    suo figlio, nato settimino
    Storia di Dafni e Cloe: Lamone trova Dafni Driante trova Cloe
    St. et. di Teagene e Cariclea: Cariclea viene esposta perché bianca
    L’esposizione è un topos molto frequente, sebbene non abbia origini lontane come l'agnizione; la sua prima comparsa si ha nella tragedia.
    1) L’esposizione avviene solitamente a seguito di una violenza subita da una donna, che per vergogna, o per povertà, non può riconoscere e allevare il figlio.
    2) Il bambino è sempre accompagnato da oggetti per due ragioni principali che, però, non sempre si riescono a individuare:
    a) perché la madre o il padre sono certi che morirà: sappiamo che era in uso presso gli antichi seppellire i morti con oggetti che potessero accompagnarli nell’aldilà.
    b) perché la madre o il padre sperano nel suo ritrovamento.
    3) A volte è presente un animale (pecora o capra) che protegge e allatta il bambino.
    4) Il piccolo è sempre trovato da qualcuno che ne diventa il genitore adottivo; viene in seguito riconosciuto dai veri genitori (agnizione)
    5) I fanciulli esposti sono spesso di nobili origini, destinati a compiere qualcosa di grande.

    1) Bibbia, libro dell’Esodo: una donna ebrea abbandona alle acque del Nilo, in un cesto di papiro spalmato con bitume e pece, il suo figlioletto di tre mesi, per ordine del faraone. Il bimbo viene salvato dalla figlia del faraone che lo chiama Mosè.
    2) Diodoro Siculo (90/20 a.C.): narrando il mito di Eracle, racconta anche la sua esposizione: Eracle, figlio di Zeus e Alcmena, viene abbandonato da quest’ultima in un antro sul monte Nisa, per paura della gelosia di Era; viene poi trovato da Pallade Atena e da Era stessa che lo riportano ad Alcmena.
    3) Tito Livio, Ab urbe condita: nel I libro racconta l’esposizione di Romolo e Remo: Rea Silvia, vestale figlia di Numitore, unitasi a Marte, partorisce due gemelli che vengono abbandonati in una cesta e lasciati alle acque del Tevere dal re Amulio. Sopravvivono grazie a una lupa che li allatta e vengono trovati da Faustolo, capo pastore di Amulio.
    4) Tyro (tragedia perduta) di Sofocle (496/406 a.C.): l’eroina fa esporre i due gemelli Neleo e Pelia, figli suoi e di Poseidone. Più tardi riconosciuti come propri figli, diventano re, l’uno di Pilo, l’altro della Tessaglia.
    5) Edipo re di Sofocle: Edipo viene esposto da Laio a causa di una profezia che diceva che questi sarebbe stato ucciso dal figlio. Edipo viene trovato e allevato da Polibo. L’esposizione viene raccontata, ma non è centrale, infatti non sono elencati gli oggetti. Il riconoscimento infatti non avviene per mezzo di quelli.
    6) Ione (418/410 a.C.) di Euripide (485/407 a.C.): Creusa, violentata da Apollo, espone il figlioletto Ione; ella lo pone in un cesto con degli ornamenti che vengono descritti alla fine della tragedia, durante il riconoscimento. Sono: delle fasce, una stoffa in cui è raffigurata una Gorgone, un ciondolo a forma di serpente, una corona d’olivo. Creusa abbandona il figlio perché muoia, ma Febo invia Ermes a prenderlo per occuparsene egli stesso. Ione colonizzerà la Ionia d’Asia, da cui il nome
    Alope (tragedia perduta): è trattata la contesa di oggetti di riconoscimento di un fanciullo esposto.
    7) Cocalo (perduta) di Aristofane (445/380 a.C.): è una delle ultime commedie. Sappiamo che tratta della esposizione di un fanciullo in seguito alla violenza arrecata a una giovane, e del conclusivo riconoscimento.
    8) Anassandride (operò tra il 375 e il 348 a.C.): autore della commedia di mezzo. Dalle fonti sappiamo che le sue commedie erano caratterizzate da intrighi amorosi con conseguenti esposizioni.
    9) Arbitrato di Menandro (342/291): il piccolo è abbandonato da Panfile (in seguito a una violenza subita da Carisio) insieme a doni, definiti anche gnorìsmata(oggetti di riconoscimento); sono un anello, una collana e altri oggetti d’oro. L’anello è fondamentale per il riconoscimento.
    Donna tosata: Pateco espone due gemelli, Glicera e Moschione, per ragioni economiche.
    10) Dafni e Cloe di Longo Sofista: Dafni è esposto da Dionisofane, di famiglia nobile, perché questi credeva che la sua discendenza fosse sufficientemente assicurata; è abbandonato coi seguenti oggetti che il padre chiama ornamenti funerari: una mantellina di porpora con fibbia d’oro, un pugnale dall’elsa d’avorio. Se ne prende cura una capra fino al suo ritrovamento. Cloe è esposta da Megacle per motivi economici nella grotta delle Ninfe perché sia adottata; con lei ci sono dei gnorìsmata: una cuffietta ricamata d’oro, sandali dorati, cerchietti d’oro per caviglie. Viena allattata da una pecora. In entrambi i casi i pastori sono educati dagli animali a commiserare e ad amare i piccoli.
    10) Le Etiopiche di Eliodoro di Emesa: Cariclea viene abbandonata dalla regina degli Etiopi perché di pelle bianca, con una cinta su cui sono scritti in caratteri etiopi i natali, con preziose vesti, monili, un anello del re, il padre Idaspe. Il riconoscimento avviene dopo peripezie grazie agli oggetti stessi.

    L’esposizione di bambini illegittimi in Grecia era lecita, anche se non frequente, come invece può sembrare dalla letteratura. In Sofocle non è ancora topos, tanto che in Edipo re non c’è l’elenco e la descrizione degli oggetti di riconoscimento; l’esposizione fu infatti fonte di una riflessione generale sul destino dell’uomo. Nell’ultimo Euripide e nella commedia, invece, diventa topos, perché necessario a ciò che più importa agli autori: all’intreccio e al meccanismo drammaturgico. Così l’esposizione confluirà nel romanzo spesso come elemento originario delle peripezie dei protagonisti.

 

  • AGNIZIONE
    Il topos dell'agnizione (riconoscimento finale) è uno dei più ricorrenti nel romanzo ellenistico. Questo genere letterario, infatti, si costituisce di trame intricatissime e imprevedibili, adatte ad accogliere tutto quanto possa aumentare l'effetto sorpresa, come, per l'appunto, i riconoscimenti. Ad una prima lettura, essi potrebbero passare quasi inosservati, confusi con le decine e di avventure, peripezie, casi straordinari e mille altre invenzioni escogitate per insaporire la narrazione. D'altra parte, però, si tratta di un topoV così onnipresente nella produzione romanzesca (Cherea e Calliroe di Caritone, Dafni e Cloe di Longo sofista, Leucippe e Clitofonte di Achille Tazio, Etiopiche di Eliodoro), e tanto facilmente rintracciabile nelle più famose opere della letteratura greca, da suscitare un giustificato interesse. L'agnizione ricorre soprattutto nella tragedia. Prendiamo, per esempio, le Coefore di Eschilo e le due Elettra di Sofocle ed Euripide. Nella prima, il riconoscimento assume caratteri stilizzati, ingenui: Elettra dopo molti anni riconosce Oreste da una ciocca di capelli e da un'impronta sul terreno. In Sofocle è fondamentale non tanto il riconoscimento in sé, ma il significato che esso assume: segna la fine dell'angosciosa solitudine dell'eroina, che ora, con il fratello al suo fianco, è pronta a realizzare la sua nemesi. Nell'Elettra di Euripide si ha una rilettura razionale, sofistica, quasi parodistica del modello eschileo: Elettra riconosce Oreste grazie ad un sigillo che egli possiede dalla nascita. In cosa consiste, dunque, l'agnizione e perché ha trovato tanta fortuna da superare i secoli fino a raggiungere il romanzo ellenistico? E' un topos, uno schema narrativo ricorrente, che punta all'effetto sorpresa e che è capace di risolvere il problema del protagonista e spesso condurre a scioglimento l'intrico narrativo. A volte, nelle tragedie, rappresenta il culmine della vicenda, come nel caso limite dell'Edipo Re di Sofocle in cui agnizione e rovesciamento coincidono; nelle commedie e nei romanzi, invece, esso è sempre l'elemento risolutivo finale: per il genere del romanzo d'amore, ad esempio, è immancabile il ricongiungimento finale dei due amanti, a lungo divisi dalla sorte avversa. Probabilmente sono stati proprio il carattere risolutivo a sorpresa e l'estrema varietà di sfumature alle quali può essere sottoposto (da quella patetica e commovente di Cariclea in Eliodoro, a quella più lieve di Leucippe in Achille Tazio), a rendere il riconoscimento tanto longevo.

    Le prime testimonianze provengono dall'Odissea e il poema ne costituisce l'archetipo letterario. Vi sono varie agnizioni, ciascuna con una particolare caratteristica che la contraddistingue e che l'ha resa modello per la tradizione posteriore. Ecco gli esempi più rilevanti:
    TELEMACO, Od. XVI, 172-215. E' un riconoscimento "tradizionale": Odisseo si svela al figlio e questi dapprima lo crede un dio, poi teme un inganno e, infine, abbraccia commosso il padre. Sarà l'archetipo per la tragedia (Euripide), verrà ripreso da Menandro e successivamente dallo stesso romanzo ellenistico.
    ARGO, Od. XVII, 290-306 e 326-327. Il vecchio cane Argo riconosce Odisseo mentre questi si reca al suo palazzo col porcaro Eumeo. E' una scena unica, mai più ripresa in tutta la letteratura greca successiva. Dura un istante, ma l'approccio emozionale è intensissimo. Non c'è parola né guaito; la descrizione è minima, ridotta allo stretto necessario: prevale lo scambio di sguardi tra cane e padrone, uno sguardo atteso dalla bestia vent'anni.
    EURICLEA, Od. XIX, 386-393 e 467-475. La nutrice Euriclea riconosce il padrone dal segno di una ferita sulla gamba. E' forse l'archetipo del riconoscimento attraverso un oggetto particolare, se si considera la cicatrice di Odisseo un tratto distintivo della sua persona al pari di una spilla o di un gioiello. Aristotele, nella Poetica, affermò che fra i quattro tipi fondamentali di agnizione, quella attraverso oggetti era il peggiore, perché troppo estrinseco (Poetica, XVI: "La prima [delle varie specie di agnizione], che è la meno artistica e della quale massimamente si valgono i poeti per loro difetto, ha luogo a mezzo di segni: di questi, alcuni sono congeniti […]; altri sono acquisiti, e tra essi alcuni li troviamo nel corpo, come le cicatrici, altri fuori come le collane […]. Anche di questi ultimi segni è possibile valerci con maggiore o minore effetto artistico: così Odisseo a mezzo della cicatrice fu riconosciuto in una maniera dalla nutrice e in un altro diverso dai porcari. Ora le agnizioni che si verificano mediante la fede riposta nei segni riescono meno artistiche, e così tutte le altre che avvengono analogamente; mentre altre, che si verificano in modo improvviso e drammatico come nella scena omerica del bagno, riescono più efficaci"). E', però, anche il metodo più diffuso nelle tragedie (Coefore di Eschilo, Elettra di Sofocle, Elettra e Ione di Euripide) e poi nelle commedie (Arbitrato e Donna tosata di Menandro), ed è quindi naturale che in seguito passi direttamente al romanzo ellenistico (Dafni e Cloe di Longo Sofista, Etiopiche di Eliodoro)
    PENELOPE, Od. XXIII, 190-209. La regina riconosce lo sposo perché egli dà prova di conoscere il segreto del letto nuziale, intagliato in un tronco d'olivo ancora verde. Come per quella di Telemaco, il riconoscimento che vive Penelope sarà tra i più ripresi dalla commedia e dal romanzo, a causa della richiesta di una prova per dimostrare la propria identità.

Si possono ritrovare naturalmente anche altri topoi che sono costanti in tutti i romanzi cioè quello della fedeltà (in particolare si ricordi il giuramento di Dafni in II,39 o la fedeltà di Anzia ed Abrocomo in Senofonte Efesio), i continui propositi di suicidio (uno dei tanti esempi è il proposito di Antea per non sposare Perilao), la presenza di riferimenti ai culti religiosi, in particolare ai culti orientali, specialmente di Artemide e di Iside e Osiride (Senofonte, Eliodoro e Apuleio), il fatto che i personaggi superino ogni barriera razziale (Teagene, Senofonte Efesio). Costante nei romanzi è il cosmopolitismo, tratto tipico della civiltà postalessandrina, che fu specifico portato della civiltà ellenistica e che ebbe come veicolo la koinè diàlectos (la lingua comune, cioè il greco).

Non si può, però, concludere il discorso senza segnalare gli antecedenti letterari di alcuni dei topoi e delle trame dei romanzi, almeno per quanto riguarda i collegamenti più evidenti. Sicuramente su tutti ha avuto notevole influenza l’Odissea, per lo schema separazione-peripezie-ricongiungimento-riconoscimento. Caritone arricchisce tutta la sua opera con citazioni omeriche, Senofonte si ricollega alla tragedia euripidea (la donna respinta che si vendica accusando l’uomo, come nella Fedra; Abrocomo che disprezza Eros come Ippolito; il contadino che rispetta la castità dalla donna, come nell’Elettra) e, più in generale, il tema dell’esposizione e del riconoscimento viene ripreso dall’Edipo di Sofocle e dal modello archetipico del riconoscimento, quello dell’Odissea.

Vale la pena, infine, di tracciare la linea evolutiva del fenomeno della ricorrenza dei topoi.

  • La presenza di situazioni topiche, schematiche, riconoscibili si rintraccia già nella tragedia ed in particolare in Euripide, che per primo riveste di umanità e quotidianità la saga mitica e rilegge alcuni episodi mitici in chiave erotico/sentimentale.

  • La schematicità delle situazioni drammaturgiche si accentua nella commedia menandrea, ove si approfondisce l’indagine del rapporto uomo/tyche.

  • Il gusto del rassicurante ricorrere di situazioni simili è più evidente nella prima fase del romanzo greco, con le opere di Caritone e Senofonte Efesio, opere fondanti il genere nella sua forma più schematica e stilizzata (cfr. Abrocomo e Anzia di Senofonte Efesio, introduzione, per l’analisi dei topoi).

  • I topoi si fanno più vari e presentano varianti ingegnose e raffinate rispetto ai più ingenui modelli base nella seconda e più complessa fase del romanzo greco (Achille Tazio, Eliodoro)

  • I topoi sono evocati, citati e reinterpretati in chiave derisoria e parodistica dalla linea più satirica e realistica del romanzo antico, cioè dai latini Petronio ed Apuleio e dall’irridente Luciano.