Nel 1940,
Eichmann, responsabile della «questione ebraica» in seno al Rsha (Reichssicherheitshauptamt,
Ufficio centrale di sicurezza del Reich), elabora il progetto di
emigrazione di quattro milioni di ebrei verso il Madagascar (una «riserva
ebraica» sotto il controllo tedesco); l'idea era già stata presa in
considerazione dalla Polonia nel 1937. Molto presto, però, affiorano diverse
difficoltà, principalmente di ordine logistico, e il progetto malgascio viene
ufficialmente abbandonato nel febbraio 1942.
Nel marzo 1941,
Hitler precisa al suo stato maggiore che la guerra contro l’Urss sarà una guerra
di sterminio (Vernichtungskrieg). Durante la primavera, vengono
costituiti quattro commando speciali (Einsatzgruppen): tremila
volontari in totale, tutti SS, sotto la direzione di ufficiali d'alto grado.
Viene loro assegnata una missione che deve restare segreta: assassinare i
commissari politici del regime e gli ebrei di sesso maschile in un territorio
che di ebrei ne conta circa quattro milioni.
I massacri su
vasta scala incominciano alla fine del giugno 1941. A partire dalla seconda metà
dell'agosto dello stesso anno, tutta la popolazione ebraica, comprese donne e
bambini, diventa oggetto della carneficina. Ovunque, sul territorio dell'Urss
occupata e poi, nel 1942, nella Polonia ugualmente occupata, è in opera il
medesimo processo. In ogni villaggio, in ogni borgata, in ogni città, coloro che
non sono riusciti a scappare (si calcola che gli ebrei sfuggiti all'avanzata
tedesca furono circa un milione e mezzo) vengono catturati dalle SS, cui
prestano man forte ausiliari baltici e ucraini. Dopo averli costretti a scavare
fosse gigantesche in luoghi isolati e lontani da possibili sguardi, gli ebrei
vengono condotti sui luoghi del massacro in contingenti successivi. Spogliati,
nudi davanti alle fosse, vengono fucilati dal fuoco di fila degli
Einsatzgruppen. Il massacro si ripete di settimana in settimana, dall'estate
1941 all'autunno 1943. Fatto emblematico di questa carneficina è 1'uccisione, il
29 e 30 settembre 1941, di 33771 ebrei di Kiev, sterminati non lontano dalla
città, nel vallone di Ba bi Yar.
Colonne di
deportati vengono trasferite sul posto; brutalizzati dagli ucraini, messi in
riga dagli Einsatzkommandos tedeschi, gli ebrei sono obbligati a
spogliarsi e a consegnare i loro oggetti di valore. Una volta nudi, racconta
dopo la guerra uno degli autisti tedeschi, Höfer, vengono condotti in una fossa
lunga 150 metri, larga 30 e profonda 15: «Tutto avveniva molto in fretta. I
corpi venivano messi uno sopra l’altro. Non appena un ebreo era sdraiato,
arrivava un uomo della polizia con una pistola mitragliatrice e gli sparava un
proiettile nella nuca. Quando arrivavano, sul bordo della fossa, gli ebrei
rimanevano talmente terrificati da quello spettacolo spaventoso che sembravano
perdere tutta la loro forza di volontà. […] Quando mi sono avvicinato alla fossa
[…] ho visto tre file di cadaveri ammucchiati gli uni sopra gli altri a una
distanza di 6o metri. [...] Era quasi impossibile credere a quella visione di
corpi ricoperti di sangue e ancora vibranti...». Massacri analoghi hanno luogo
in Polonia nel 1942 e 1943.
Tra la fine del
giugno 1941 e la fine del 1942, gli Einsatzgruppen avrebbero sterminato
un milione e trecentomila ebrei. I testimoni sono numerosi, a cominciare
dall'esercito regolare, che spesso dà man forte agli assassini. Inoltre, benché
tenuti a mantenere il segreto, talvolta gli uccisori parlano. Secondo Himmler,
che assiste a una di queste carneficine, a Minsk, intorno al 15 agosto 1941,
bisogna rendere il processo più rapido, più discreto e meno demoralizzante.
Nasce allora l'idea del camion a gas, già sperimentato in Serbia.
Probabilmente è
nell'estate 1941, o all'inizio dell'autunno, che Hitler prende la decisione,
rimasta evidentemente verbale, del genocidio. Il 13 luglio 1941, Göring,
ministro dell'Interno, invia a Heydrich, capo del Rsha, il seguente dispaccio:
«[...] Le affido l'incarico, con il presente dispaccio, di adottare tutte le
necessarie misure preparatorie, dall'organizzazione, alla realizzazione, al
reperimento dei mezzi materiali, per arrivare a una soluzione totale della
questione ebraica nella zona di influenza tedesca in Europa. [...]»
«Far scomparire»,
come dice Himmler, undici milioni di persone pone dei problemi tecnici. Perciò
il genocidio va pianificato: questo è l'oggetto della «conferenza» segreta
svoltasi a Wannsee, un sobborgo di Berlino, il 20 gennaio 1942, e
organizzata da Heydrich, alla presenza dei principali responsabili del genocidio
(quindici persone in totale), tra cui Adolf Eichmann. Durante la breve riunione
di Wannsee vengono discusse le modalità dello «sterminio». Non viene istituito
nessun organismo burocratico supplementare né è previsto alcun budget
specifico: l'amministrazione ordinaria, a cominciare dalle ferrovie tedesche,
prende in mano un affare nel quale le comunità ebraiche, depredate e
taglieggiate sono le prime a finanziare la loro stessa distruzione. Nel
protocollo conclusivo di Wannsee, firmato da Heydrich, si legge: «L'emigrazione
ha ormai lasciato il posto a un'altra possibile soluzione: l'evacuazione degli
ebrei verso l'Est, con l'accordo del Führer. [...] La soluzione finale del
problema ebraico in Europa dovrà essere applicata a circa undici milioni di
persone. [...] Quelli che rimarranno [...] dovranno essere trattati in maniera
adeguata. [...] Allo scopo di estendere concretamente la soluzione finale, sarà
fatta piazza pulita in tutta Europa, da ovest a est. [...]»
Parallelamente, a
Est, fin dal 1939, 1'istituzione dei ghetti ha lo scopo principale di
raccogliere i prigionieri e di imporre loro condizioni di vita disumane. Così,
circa cinquecentomila persone vengono ammassate, nell'estate del 1941,
all'interno del ghetto di Varsavia, nella promiscuità, nella miseria e nella
fame. La razione di pane, nel 1941, è di settecento grammi alla settimana.
Per le
strade si muore di inedia. All'inizio del 1942, la razione di base scende a
cinquecento grammi. Quando, il 23 luglio 1942, i tedeschi iniziano la
deportazione di circa duecentottantamila persone verso Treblinka per
assassinarle, l'annientamento programmato ha già ucciso, in venti mesi, oltre
ottantatremila persone.