Nell'Europa
occidentale bisogna passare al «setaccio», come dicono i tedeschi, le
popolazioni ebraiche. Innanzitutto viene fatto un censimento. Poi, forti di uno
schedario che è diventato lo strumento essenziale del crimine di Stato, i
tedeschi e i loro complici locali confiscano i beni degli ebrei, riducono la
loro libertà di movimento, li marchiano (la stella gialla viene introdotta
nell'Europa occidentale a partire dal giugno 1942), poi li incarcerano e li
ammassano (Drancy in Francia, Westerbork nei Paesi Bassi, per non citare che due
esempi), infine li deportano.
Con un piano
minuzioso gli ebrei vengono espropriati e l'intero bottino spedito in Germania.
In un primo tempo, i beni sono sequestrati, poi «arianizzati» (le imprese degli
ebrei finiscono nelle mani di amministratori ariani) prima di essere
«liquidati», vale a dire inoltrati verso il Reich. I conti bancari vengono
bloccati, gli appartamenti e i mobili confiscati.
All'Est, il
saccheggio delle comunità, numerose ma spesso molto povere, avveniva
essenzialmente attraverso lo sfruttamento del lavoro servile, cioè il lavoro
forzato.
Le deportazioni
di massa incominciano nel 1942. I deportati vengono prima condotti in un campo
di transito, poi il Rsha e il ministero dei Trasporti tedesco (per il quale
lavorano solo funzionari civili) organizzano convogli che, fino al 1944,
resteranno di primaria importanza. Gli ebrei vengono ammucchiati in cento, o
addirittura in centoventi, dentro vagoni merci che al massimo potrebbero
trasportare quaranta uomini, in spazi ermeticamente chiusi, quasi senz'aria,
senz'acqua e senza cibo, gelidi d'inverno, soffocanti d'estate, quando i treni
restano talvolta bloccati per ore sotto il sole e la temperatura interna può
salire fino a sessanta gradi: l'operazione di sterminio è incominciata ben
prima dell'arrivo in Polonia.
Dall'Europa occidentale (Belgio, Paesi Bassi,
Francia), centrale (il Reich da dove partono i primi convogli, la
Cecoslovacchia, la Jugoslavia, l'Ungheria in particolare), meridionale
(Grecia): circa tre milioni di ebrei vengono condotti verso i campi di sterminio
con «viaggi» che durano da due a, talvolta, dodici giorni. All'arrivo, i morti
e i moribondi sono già numerosi.
4.2. Dalle
fucilazioni di massa alla camera a gas.
Prima della
shoah vera e propria (estate 1941), la Germania ha assassinato oltre
settantamila malati di mente, malformati e handicappati. È il «programma T4»
(dal nome della via, Tiergartenstrasse 4, a Berlino, dove aveva sede lo
stato maggiore dell'operazione). Sospeso nell'agosto 1941 in seguito alle
proteste, come comunemente si afferma, del vescovo di Munster, monsignor von
Galen, ma in realtà perché l'obiettivo era già stato in grossa misura
raggiunto, questo piano viene portato avanti nei territori occupati dell'Est
(e, in maniera più discreta, all'interno dello stesso Reich) con il nome in
codice 13F13. In totale, il «T4» avrebbe fatto dalle centomila alle
centoventimila vittime. Sia sul piano pratico (con la camera à gas), sia su
quello ideologico, attraverso la messa in opera di una teoria dello sterminio, è
questa la matrice dell'assassinio di massa degli ebrei d'Europa.
Le «operazioni
mobili di uccisione» perpetrate dagli Einsatzgruppen si rivelano troppo
lente, troppo vistose, troppo faticose per gli assassini. Per di piú, sarà
impossibile portarle avanti nell'Europa occidentale. Ispirandosi al veicolo
«adattato» utilizzato per assassinare dei malati di mente in Prussia orientale
nel dicembre 1940, e dei Serbi, in Jugoslavia, nel 1941, i tedeschi mettono in
piedi a Chellmno, presso Lódž, nell'autunno 1941, un centro di annientamento con
i «camion a gas». Questi vengono costruiti da ditte tedesche: Diamond,
Opel-Blitz e soprattutto Saurer. Possono contenere fino a settanta vittime,
ammassate, rinchiuse e asfissiate dal monossido di carbonio del motore Diesel,
reintrodotto nel camion.
Il 17 dicembre
1941, gli ebrei polacchi sono le prime vittime dei camion a gas di Chelmno.
«Gridavano, piangevano e tentavano di resistere, racconta un tedesco durante un
processo del dopoguerra. [...] Imprigionati nella completa oscurità [...], in
preda a un'angoscia orribile perché erano tutti ammucchiati e rinchiusi
ermeticamente, urlavano e picchiavano disperatamente contro le pareti del
veicolo». «Alcuni vomitavano, si svuotavano di escrementi e di urina», ma «certi
restavano coscienti abbastanza a lungo per assistere all'agonia degli altri».
Le vittime vengono gettate in una fossa precedentemente preparata da un
«commando ebreo del lavoro». Ma gli assassini sono ancora incerti sul
procedimento: all'inizio del 1942, la camera a gas fissa diventa il mezzo
definitivo di sterminio messo a punto dalla Germania.
Sempre in
quell'anno, nel mese di marzo, prende il via 1'«operazione Reinhardt» (Aktion
Reinhardt), pianificata a Wannsee. È il nome in codice dell'assassinio di
massa degli ebrei polacchi (oltre tre milioni di persone). L'operazione viene
affidata al generale austriaco delle SS Odilo Globocknick, affiancato dal
comandante SS Christian Wirth, ex responsabile del «programma T4».
«L'operazione
Reinhardt» porta alla costruzione di tre «campi di sterminio», dove vengono
assassinati nelle camere a gas quasi esclusivamente ebrei polacchi: Belzec,
aperto nel marzo 1942, Sobibòr, aperto un mese dopo (entrambi situati
nel distretto di Lublino), e Treblinka, situato nel distretto di Varsavia
e aperto nel luglio 1942. In meno di diciotto mesi, dalla primavera all'autunno
1943, in questi luoghi vengono uccise un milione e mezzo di persone, circa la
metà delle quali nel solo campo di Treblinka.
Il campo di
Auschwitz, diretto fino al 1943 da Rudolf Höss, viene costruito nel 1940 vicino
a Oswiecim, nell'alta Slesia polacca, in un sito facilmente accessibile perché
poco distante dal nodo ferroviario di Katowice. A partire dal 1942, Auschwitz
diventa il principale centro dell'assassinio di massa. Nel 1944, è l'ultimo
luogo ancora funzionante della sistematica distruzione del popolo ebraico. È
composto da tre campi: Auschwitz I, il campo originario, poi rimasto luogo
concentrazionario; Auschwitz II (Birkenau), diventato a partire dal 1942,
il luogo del genocidio ebraico; Auschwitz III (Monowitz), qualche
chilometro piú in là, campo di lavoro forzato dove sono attive alcune grandi
imprese tedesche con il loro personale civile.
Birkenau
incomincia a essere costruito alla fine del 1941. Pensando a Treblinka, dove, a
suo avviso, l'azione del monossido di carbonio «non è molto efficace», Höss
decide di utilizzare l'acido cianidrico, che rientra nella composizione di un
potente insetticida, lo Zyklon B. Alcune imprese tedesche costruiscono le
camere a gas e i forni. Nel 1942vengono costituite quattro unità
combinate; esse fanno di Auschwitz una fabbrica di uccisioni collettive
destinata a industrializzare il processo di assassinio. Quest'ultimo, in poche
ore, conduce le vittime dalla rampa di sbarco al crematorio (circa due terzi dei
componenti di ogni convoglio vengono uccisi nelle ore che seguono il loro
arrivo, dopo una «selezione» effettuata sulla rampa da medici tedeschi, spesso
ex partecipanti al «programma T4»). Dopo l'asfissia, un «commando ebraico» apre
le porte e procede all'estrazione dell'oro dentario. I cadaveri vengono in
seguito inceneriti nei crematori. Nell'estate 1944vengono assassinate
ogni giorno circa dodicimila persone.
Tra il febbraio
1942e il novembre 1944, circa un milione di ebrei europei sono
stati assassinati ad Auschwitz.
Parallelamente a
questi massacri organizzati, gli ebrei, gli Zigani, e anche i polacchi, sono
sottoposti a esperimenti medici sulla «razza» e sulla gemellarità; vengono loro
inoculati i batteri della tubercolosi e del tifo. L'asservimento e la selezione
periodica sono un destino quotidiano, soprattutto per gli ebrei, situati al
grado piú basso della gerarchia dei detenuti; verso la fine, soltanto loro
saranno sottoposti alle «selezioni» che conducono all'uccisione dei piú deboli:
i prigionieri, nudi, rinchiusi nelle baracche, aspettano di essere esaminati dai
medici delle SS che, con un semplice sguardo, decidono se inviarli o meno alla
camera a gas. Le imprese tedesche (Krupp, Siemens, IG Farben soprattutto)
comprano i detenuti alle SS per una cifra che va dai quattro ai sei marchi al
giorno. Trentacinquemila prigionieri sono passati per la Buna di IG Farben, ad
Auschwitz-Monowitz, e venticinquemila vi sono morti.
Dal novembre del
1944, di fronte all'avanzata dell'Armata rossa, i tedeschi abbandonano
diversi luoghi concentrazionari. In particolare Auschwitz, evacuato il 18e il 19novembre 1945. Cinquantottomila prigionieri (su
sessantasettemila), lasciano il campo con un freddo glaciale. Iniziano allora,
verso ovest, delle marce spaventose, a piedi o su piattaforme scoperte, senza
cibo né acqua. Queste «marce della morte», nell'inverno 1944-1945, saranno
fatali per una gran parte dei sopravvissuti di Auschwitz e degli altri campi
dell'Est. Nel campo di Auschwitz, dove l'Armata rossa penetra il 27 gennaio
1945, i tedeschi, senza riuscirci completamente, tentano di far scomparire, tra
il 19 e il 27, le tracce del crimine distruggendo un gran numero di
installazioni.
4.3.
Dissimulare.
Nel 1941e
nel corso del primo semestre del 1942, ancora fiduciosi nella vittoria, i
tedeschi hanno seppellito centinaia di migliaia di cadaveri in fosse comuni.
Ma quando la prospettiva di vittoria si allontana, temendo che vengano scoperte
le tracce del crimine, Himmler dà l'ordine, nel 1942, di istituire un commando
speciale incaricato di riesumare e bruciare i corpi, poi di cancellare ogni
indizio (ceneri, ossa frantumate...). Il «commando 1005», come viene chiamato
in codice, è diretto dall'ex capo di Einsatzgruppe Paul Blobel,
responsabile del massacro di Babi Yar. In un secondo tempo, i forni crematori
costruiti dall'impresa Topf di Erfurt sostituiranno i bracieri.
Questa volontà di
dissimulazione, che è anche una forma di autoprotezione psicologica, coinvolge
in primo luogo il linguaggio. Si parla di «trattamento speciale» (uccisione con
il gas), di «evacuazione» o di «reinstallazione a Est» per le grandi
deportazioni verso l'assassinio. A partire dal 1943, si parlerà di
«ghettizzare» le popolazioni.
Ma il genocidio
ha fatto tutt'uno, con la maggior parte, volente o nolente, della società
tedesca e delle società complici. La Reichbahn, che deportò tre milioni di
ebrei, le industrie che fabbricarono i camion (Diamond, Opel-Biltz e Saurer), i
costruttori di camere a gas e di crematori, i produttori di gas Zyklon (Deguesch,
filiale di Degussa del gruppo IG Farben), la Reichbank, che fondeva in lingotti
l'oro rubato alle vittime, le banche che chiusero i conti, i milioni di civili,
infine, che approfittarono di questa gigantesca spoliazione, tutti, a vari
livelli, hanno contribuito al crimine di massa.