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1. L'Italia prima
di Roma
2. Roma da
monarchia a repubblica
In età
arcaica le città-stato etrusche erano governate da un re elettivo
con carica vitalizia, detto «lucumone», che deteneva il potere
giudiziario, comandava l’esercito ed era assistito da un Consiglio degli
anziani. Agli inizi del secolo VI a.C. alla monarchia subentrò una repubblica
di tipo aristocratico, in cui il potere risiedeva fondamentalmente
nelle mani del Senato e di alcuni magistrati eletti annualmente.
Nei primi secoli della sua storia, Roma fu una città-stato
monarchica: il popolo (inizialmente composto dai soli patrizi) era
titolare del potere sovrano, il cui esercizio veniva delegato a un
magistrato unico e vitalizio, il re. Compiti fondamentali del re erano
comandare le truppe e rappresentare la città davanti agli dei in veste di
sacerdote; inoltre egli aveva diritto di vita o di morte sui cittadini,
esercitava la giustizia civile, amministrava il patrimonio della comunità
e poteva emanare le ordinanze dette leges regiae.
In origine Roma aveva due assemblee: Senato e
comizi curiati. Il Senato era chiamato a esprimersi sulle
questioni di politica interna ed estera e sulle decisioni dei comizi
curiati. Questi ultimi costituivano l’assemblea popolare, della quale
facevano parte soltanto i membri delle gentes, mentre la plebe ne
era esclusa; contribuivano a formare l’esercito, eleggevano i senatori,
dichiaravano guerra, ed esercitavano il potere regale nei periodi di
interregno. Nel 509 a.C. si verificò, secondo le fonti, una violenta
deposizione dei re, che segnò il passaggio del potere nelle mani
dell’aristocrazia patrizia; il re fu sostituito da due consoli,
in carica per un anno e dotati di pieni poteri. All’inizio del secolo V
a.C. le violente proteste dei plebei, esclusi dalla partecipazione alla
vita politica, portò alla nascita del tribunato della plebe. I
tribuni avevano il diritto di veto sulle decisioni dei consoli: ciò
assicurò ai plebei un forte condizionamento della politica romana. Ai
consoli si affiancarono, nel corso del tempo, altri
magistrati, necessari per fare fronte alle crescenti esigenze
della vita sociale. Gli ex-magistrati entravano di diritto a far parte del
Senato, che in età repubblicana dominò lo stato attraverso l’esercizio
della funzione consultiva.
L’epoca repubblicana vide anche la nascita di diverse assemblee
popolari: i comizi centuriati, i concili tributi e i comizi
tributi, che si affiancarono ai vecchi comizi curiati. In tal modo tutta
la popolazione partecipava attivamente alla vita della città. Il sistema
elettorale era tuttavia regolato in modo che il voto dei ricchi contasse
piú di quello dei poveri. Nel 366 a.C., grazie alle leggi Liciniae
Sextiae, venne eletto il primo console plebeo.
Puoi
vedere un ipertesto (formato Power Point, 522 Kb) sulle magistrature
romane.
3. L'espansione
della potenza romana
Anche
Cartagine, la grande nemica di Roma, aveva due magistrati (i suffeti)
eletti annualmente come i consoli romani, un Senato e un’assemblea
popolare, dotata però di poteri molto limitati. Sul
territorio italico Roma impose la propria sovranità adottando il sistema
municipale, oppure ricorrendo a quello della federazione; qualche
privilegio era riservato anche alle città latine. A partire dalla prima
guerra punica, Roma introdusse l’organizzazione dei territori
conquistati in province, lasciandone intatta la struttura originaria, ma
attribuendosene la sovranità.
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