Roma in Italia e nel Mediterraneo

(la sintesi è relativa alle UD 18-19 del testo E. Cantarella - G. Guidorizzi, Storia antica e medievale, IB, Einaudi, da cui è tratta parte del testo)

 

1. L'Italia prima di Roma


 

2. Roma da monarchia a repubblica


In età arcaica le città-stato etrusche erano governate da un re elettivo con carica vitalizia, detto «lucumone», che deteneva il potere giudiziario, comandava l’esercito ed era assistito da un Consiglio degli anziani. Agli inizi del secolo VI a.C. alla monarchia subentrò una repubblica di tipo aristocratico, in cui il potere risiedeva fondamentalmente nelle mani del Senato e di alcuni magistrati eletti annualmente.
Nei primi secoli della sua storia, Roma fu una città-stato monarchica: il popolo (inizialmente composto dai soli patrizi) era titolare del potere sovrano, il cui esercizio veniva delegato a un magistrato unico e vitalizio, il re. Compiti fondamentali del re erano comandare le truppe e rappresentare la città davanti agli dei in veste di sacerdote; inoltre egli aveva diritto di vita o di morte sui cittadini, esercitava la giustizia civile, amministrava il patrimonio della comunità e poteva emanare le ordinanze dette leges regiae.
In origine Roma aveva due assemblee: Senato e comizi curiati. Il Senato era chiamato a esprimersi sulle questioni di politica interna ed estera e sulle decisioni dei comizi curiati. Questi ultimi costituivano l’assemblea popolare, della quale facevano parte soltanto i membri delle gentes, mentre la plebe ne era esclusa; contribuivano a formare l’esercito, eleggevano i senatori, dichiaravano guerra, ed esercitavano il potere regale nei periodi di interregno. Nel 509 a.C. si verificò, secondo le fonti, una violenta deposizione dei re, che segnò il passaggio del potere nelle mani dell’aristocrazia patrizia; il re fu sostituito da due consoli, in carica per un anno e dotati di pieni poteri. All’inizio del secolo V a.C. le violente proteste dei plebei, esclusi dalla partecipazione alla vita politica, portò alla nascita del tribunato della plebe. I tribuni avevano il diritto di veto sulle decisioni dei consoli: ciò assicurò ai plebei un forte condizionamento della politica romana. Ai consoli si affiancarono, nel corso del tempo, altri magistrati, necessari per fare fronte alle crescenti esigenze della vita sociale. Gli ex-magistrati entravano di diritto a far parte del Senato, che in età repubblicana dominò lo stato attraverso l’esercizio della funzione consultiva.
L’epoca repubblicana vide anche la nascita di diverse assemblee popolari: i comizi centuriati, i concili tributi e i comizi tributi, che si affiancarono ai vecchi comizi curiati. In tal modo tutta la popolazione partecipava attivamente alla vita della città. Il sistema elettorale era tuttavia regolato in modo che il voto dei ricchi contasse piú di quello dei poveri. Nel 366 a.C., grazie alle leggi Liciniae Sextiae, venne eletto il primo console plebeo.

Puoi vedere un ipertesto (formato Power Point, 522 Kb) sulle magistrature romane.

 

3. L'espansione della potenza romana


Anche Cartagine, la grande nemica di Roma, aveva due magistrati (i suffeti) eletti annualmente come i consoli romani, un Senato e un’assemblea popolare, dotata però di poteri molto limitati. Sul territorio italico Roma impose la propria sovranità adottando il sistema municipale, oppure ricorrendo a quello della federazione; qualche privilegio era riservato anche alle città latine. A partire dalla prima guerra punica, Roma introdusse l’organizzazione dei territori conquistati in province, lasciandone intatta la struttura originaria, ma attribuendosene la sovranità.