Ritmo laurenziano(1157)

 
     
  Risale agli anni 1150-1171 ed è contenuto in un codice della Biblioteca Mediceo-Laurenziana di Firenze (da qui il nome). È la cantilena di un giullare toscano, con tratti linguistici vicini a quelli umbri, il quale con una certa sfrontatezza si rivolge ad un vescovo non ben identificato, non risparmiandogli, purché gli sia donato un cavallo, lodi e adulazioni (dicendogli di essere il confidente intimo del Papa, di essere destinato a diventare Papa a sua volta, di essere infine il più grande signore che sia mai esistito dai tempi pagani, disceso sulla terra direttamente dal paradiso terrestre).  
     
 

Salva lo vescovo senato,    lo mellior c'umque sia na[to],
     [. . .] ora fue sagrato    tutt'allumma 'l cericato.
     Né Fisolaco né Cato    non fue sì ringratïato,
     e 'l pap' ha·ll [. . .-ato]    per suo drudo plu privato.

5   Suo gentile vescovato    ben'è cresciuto e melliorato.
     L'apostolico romano    lo [. . .] Laterano.
    San Benedetto e san Germano    'l destinòe d'esser sovrano
    de tutto regno cristïano:    peròe venne da lor mano,
    del paradìs delitïano.    Ça non fue ques[to] villano:

10 da ce 'l mondo fue pagano    non ci so tal marchisciano.
     Se mi dà caval balçano,    monsteroll' al bon G[algano],
a lo vescovo volterrano,    cui bendicente bascio mano.
Lo vescovo Grimaldesco,    cento cavaler' a [desco]
di nun tempo no·lli 'ncrescono,    ançi plaçono et abelliscono.

15 Né latino né tedesco    né lombardo né fra[ncesco]
     suo mellior re no 'nvestisco,    tant'è di bontade fresco.
A·llui ne vo [. . .]oresco    corridor caval pultre[sco]
li arcador ne vann'a tresco;    di paura sbaguttesco;
rispos' e disse latinesco    «stenetietti nutiaresco».

20 Di lui bendicer non finisco    mentre 'n questo mondo vesco.